CONOSCERE L'AMBIENTE PER DIFENDERLO - Cesvot
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i patrizi costruiscono – possibilmente isolate in uno splendido e sdegnoso distacco – possono<br />
meglio affermare il prestigio e il nuovo ruolo politico sociale della classe che le realizza (governo<br />
oligarchico) e della singola famiglia nelle aree più libere” (in genere relativamente periferiche)<br />
del tessuto urbano o in luoghi centrali resi liberi mediante l’abbattimento delle case medievali<br />
a schiera ivi presenti. Così, a Firenze, “i Medici, i Rucellai ricevono i clienti nella loggia<br />
connessa alla nuova casa, ma il centro dell’attività economica familiare (banca, ecc.) rimane nel<br />
cuore della città vecchia. Per la prima volta residenza e luogo di lavoro si separano”.<br />
Uno degli esempi più eccelsi dell’architettura di palazzo borghese quattrocentesca, simbolo del<br />
potere e monumento urbano, è costituito dal fiorentino palazzo Pitti, realizzato dal grande architetto<br />
Filippo Brunelleschi come blocco autonomo di forma regolare che tende a costituirsi in<br />
isolato, previo abbattimento di case sulla via Romana: “viene creata la grande piazza, la prima<br />
davanti a un palazzo privato, e forse anche il primo esempio di piazza rinascimentale chiusa su<br />
tre lati. La facciata del palazzo, sul pendio di Boboli, alto, rispetto alla strada, raggiunge la stessa<br />
altezza di palazzo Vecchio” (Fanelli, 1979, pp. 78 e 82).<br />
La facciata del palazzo diventa il principale elemento di qualificazione formale e viene disegnata<br />
“ricorrendo al principio classico della sovrapposizione degli ordini oppure scalando ai<br />
vari piani dal bugnato rustico a quello liscio e organizzando i pieni e i vuoti secondo rapporti<br />
proporzionali. I singoli elementi (colonne, lesene, archi, porte, finestre) tendono ad assumere<br />
una ‘forma tipica’, facilmente riconoscibile, desunta dai modelli dell’antichità romana” (Di<br />
Cristina e Donatini, 1979, p. 158).<br />
Significativi risultano pure certi caratteri urbanistici prettamente regionali, che si perpetuano<br />
come costanti tra tempi medievali e rinascimentali – ma con riproposizioni moderne e contemporanee<br />
– e consistono nella diffusa presenza dei portici e delle vie porticate nelle città padane,<br />
a partire da Bologna (Caldo e Guarrasi, 1994, pp. 61-112).<br />
Dai tempi comunali, e soprattutto “dalla fine del Medioevo”, viene poi al Rinascimento e all’età<br />
moderna “un segno che caratterizza la campagna di una parte dell’Italia centro-settentrionale<br />
e precisamente la disseminazione di case coloniche sparse – che, ora, cominciano a distinguersi<br />
dalle piccole e modeste casette medievali, non di rado dalla struttura monocellulare o<br />
comunque elementare realizzata con materiali poveri (terra battuta, legno, paglia). Le nuove<br />
dimore assumono caratteri di fabbricati in muratura di maggiore conformazione volumetrica e<br />
dalle architetture le più diverse, da quelle ‘aperte’ con la scala esterna e non di rado la loggia<br />
per l’accesso alla residenza contadina ricavata al piano superiore, a quelle ‘chiuse’ con disposizione<br />
dei fabbricati intorno ad una corte che si presenta come una sorta di recinto fortificato –,<br />
dovuta essenzialmente all’appoderamento mezzadrile affermatosi in quell’epoca” (Piccardi,<br />
1986, pp. 114-115; v. pure Comba, 1985, pp. 370-372).<br />
E’ significativo riscontrare – all’interno dello spazio che, in una stessa fase cronologica, venne<br />
improntato dallo stesso sistema mezzadrile – una notevole varietà di forme paesistiche che<br />
devono essere correlate ad altrettante varietà culturali. In proposito, basti indicare che i diversi<br />
schemi mentali che stanno alla base della genesi del paesaggio agrario della mezzadria risaltano<br />
nei due opposti versanti dell’Appennino Tosco-Emiliano: in sintesi, “il paesaggio toscano è<br />
in genere molto più ‘estetizzato’ di quello emiliano. Un elemento di questa estetizzazione – il<br />
cipresso usato negli accessi delle ville, lungo le strade, ecc., e non solo nei cimiteri – si trova<br />
anche nei comuni romagnoli già facenti parte della Toscana (zona di Rocca S. Casciano): si tratta<br />
evidentemente di un portato culturale” (Bortolotti, 1976, pp. 201-202).<br />
Nello stesso tempo, le campagne padane organizzate inizialmente dalla mezzadria e poi dalla<br />
grande o media azienda con salariati – ma anche gli stessi borghi rurali creati a servizio dell’agricoltura<br />
–, cominciano ad esprimere il modello della casa ‘a corte’, o ‘cascina’, che sembra<br />
derivare “dalla domus romana, attraverso un processo di continuità della storia civile e urbana<br />
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