31.10.2014 Views

CONOSCERE L'AMBIENTE PER DIFENDERLO - Cesvot

CONOSCERE L'AMBIENTE PER DIFENDERLO - Cesvot

CONOSCERE L'AMBIENTE PER DIFENDERLO - Cesvot

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

sione si richiede sempre lo svolgimento di indagini storico-politico-sociali e culturali particolari<br />

“sugli stili architettonici e sulle concezioni urbanistiche che hanno dato forma alle città e agli<br />

insediamenti in genere, sulle strutture difensive o comunque separatorie, sui segni storici, sulle<br />

suggestioni artistiche e letterarie, ecc.”, persino sulle vicende e sui caratteri etnici o sui rapporto<br />

stabiliti con popolazioni forestiere.<br />

A quest’ultimo proposito, si pensi alla portata e alla diffusione delle impronte lasciate dalle<br />

tante e lunghe dominazioni straniere, tra cui la bizantina, l’araba, la normanna, la sveva, l’angioina/francese,<br />

la catalana/spagnola e l’austriaca, in parti non trascurabili dell’Italia.<br />

Oltre a ciò, soprattutto l’Italia del Nord deve alla sua contiguità con l’Europa centro-occidentale<br />

talune peculiarità dei suoi paesaggi: ad esempio, alle forme dell’abitare specifiche “delle<br />

colonie walser in val Sesia o in val Formazza” (Marcarini, 2000, p. 256); e, nell’Alto Adige, ai<br />

centri abitati (con i porticati, le architetture e le ornamentazioni di gusto tirolese), e ai ‘masi’<br />

isolati, o centri direzionali di poderi di piccoli proprietari coltivatori. Anche attualmente, gli<br />

altoatesini sono ritenuti figli di una civiltà alpina “che si fonda sul presupposto della difesa<br />

ambientale come condizione vitale. Ma cio, si direbbe, si è trasformato nell’aspirazione ad<br />

affermare la propria identità, in ciò favoriti dal fatto di non aver conosciuto i traumi delle rivoluzioni<br />

industriali, conservando i tratti fondamentali della loro antica cultura montanara. I risultati<br />

si vedono nel paesaggio: esso è dovunque bello e ben curato, come belle e ben curate sono<br />

le case. Ogni manufatto è costruito nel segno dell’efficienza e della funzionalità. La ricerca di<br />

queste sembra spesso assumere carattere maniacale” (Turri, 1998, p. 107).<br />

Pure nel Piemonte e nella Valle d’Aosta, molti segni paesistici fanno riferimento alle etnie francese<br />

e franco-provenzale, oltre che – nelle valli Pellice e Germanasca – alla presenza quasi millenaria<br />

della minoranza religiosa valdese. Persino nell’urbanistica “signorile ed elegante di<br />

Torino” emergono i segni dell’influenza francese, che fu una costante nel Ducato di Savoia dal<br />

1718 Regno di Sardegna, mentre molte delle tipiche architetture veneziane sono arricchite di<br />

chiare reminescenze dell’Oriente bizantino nella penisola. Dagli aragonesi a Palermo il gotico<br />

catalano e nel continente fortezze e palazzi costruiti nella seconda metà del Quattrocento. Dagli<br />

spagnoli un’impronta stilistica profonda a Napoli e in tutto il Mezzogiorno, compresa la<br />

Sicilia”, ma anche nella piccola exclave toscana di Orbetello e Monte Argentario che ne dipese<br />

nei secoli XVI-XVIII. “Palazzi, monasteri e chiese, in fastoso barocco spagnolo, e sistemazioni<br />

urbanistiche. Intere vie di Napoli, di Catania e di Lecce sono contrassegnate dal gusto spagnolo.<br />

A Lecce il trapianto è particolarmente felice e raggiunge una completa espressione nella<br />

bellissima Piazza del Duomo” (Piccardi, 1986, pp. 59, 109, 134 e 140).<br />

Come già evidenziato per le città medievali, rinascimentali e moderne, molti sono poi, e spazialmente<br />

assai diffusi, i casi di paesaggi ed insediamenti “costruiti d’autorità, per esprimere un<br />

determinato concetto politico”, con caratteri formali e funzionali finalizzati all’esaltazione del<br />

potere, soprattutto di quello “assoluto o dittatoriale” (Piccardi, 1986, p. 51) (con palazzi pubblici<br />

per l’assistenza amministrativa, giudiziaria, ospedaliera e religiosa, monumenti di monarchi<br />

e uomini di stato o di chiesa, loggiati e spazi di mercato, piazze e viali, parchi e giardini),<br />

ma non solo, come dimostra il patrimonio edilizio e urbanistico più o meno analogo (con in più<br />

almeno i centri di istruzione e di cultura), realizzato nei tempi dell’intensa ‘partecipazione<br />

comunale’ basso-medievale, oppure nell’ambito dei più élitari governi liberali dell’Italia unita.<br />

Gli esempi non possono che riguardare gli insediamenti fortificati del potere signorile laico ed<br />

ecclesiastico (come i castelli e più di rado le abbazie o altre strutture religiose, quali residenze<br />

vescovili, pievi e santuari, che, tra i secoli VIII e XV, punteggiarono un po’ tutte le campagne<br />

italiane organizzate dal cosiddetto ‘sistema curtense’ o comunque dall’agricoltura di matrice<br />

feudale), con le strutture pure fortificate realizzate in quella stessa fase cronologica, o successivamente,<br />

per la difesa e il controllo militare e doganale del territorio, specie nelle aree di fron-<br />

55

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!