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SUONO n° 481

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album<br />

Guido Bellachioma<br />

1 HOT RATS 1969<br />

2 THE GRAN WAZOO 1972<br />

3 CHUNGA’S REVENGE 1970<br />

4 SHEIK YERBOUTI 1979<br />

5 JOE’S GARAGE ACT1 1979<br />

6 UNCLE MEAT 1959<br />

7 THE YELLOW SHARK 1993<br />

8 FREAK OUT! 1966<br />

9 OVER-NITE SENSATION<br />

1973<br />

10 ABSOLUTELY FREE 1967<br />

11 ONE SIZE FITS ALL 1975<br />

12 WE’RE ONLY IN IT FOR<br />

THE MONEY 1968<br />

13 ZOOT ALLURES 1976<br />

14 BURNT WEENY<br />

SANDWICH 1970<br />

15 ROXY & ELSEWHERE 1974<br />

FRANK ZAPPA<br />

glia francesi. In molti punti siamo<br />

vicini all’intensità del Roger<br />

Waters di The Final Cut: non a<br />

caso, dopo la deriva elettronica<br />

del precedente 13 th Star, Fish ha<br />

palmente<br />

a una strumentazione<br />

semi acustica, impreziosita dal-<br />

<br />

Decisamente una scelta felice e<br />

in linea con i contenuti, quasi<br />

sacrali, dell’album.<br />

Dopo una partenza tutto sommato<br />

soft con il nuovo album del<br />

“pesce”, siamo pronti a tuffarci in<br />

territori e percorsi di ascolto più<br />

accidentati. Un disco che negli<br />

ultimi tempi mi ha letteralmente<br />

conquistato è After the Exhibithion<br />

dei belgi The Wrong<br />

Object: oltre un’ora di musica<br />

“totale”, con il sestetto capitanato<br />

dall’eclettico chitarrista Michel<br />

Delville a snocciolare jazz, rock,<br />

Rio e prog senza perdere però<br />

mai la bussola di ciò che è essenziale<br />

per rendere confortevole<br />

l’esperienza d’ascolto. Un album<br />

vivo, pulsante, imprevedibile, in<br />

cui spicca la presenza illuminante<br />

del tastierista Antoine Guenet,<br />

già con gli sperimentali SH. TG.<br />

N. e da poco nei capostipite<br />

Univers Zero, che si impenna in<br />

maniera commovente quando<br />

la voce di Susan Clynes porta il<br />

tutto a toccare addirittura prospettive<br />

canterburyane.<br />

Di stampo maggiormente jazzistico,<br />

anche se stiamo parlando<br />

di un lavoro che parte dal jazz<br />

per arrivare a qualcosa di più<br />

vicino al teatro in musica, è invece<br />

il secondo CD dei bolognesi<br />

Altare Thotemico. Anche in<br />

questo caso, una formazione<br />

ampia che gira però intorno<br />

a due personalità di spicco: il<br />

cantante/attore Gianni Venturi<br />

<br />

Sogno<br />

Errando è un percorso prima<br />

di tutto artistico ed esistenziale,<br />

con l’anima jazz a fare da collante<br />

tra i vari momenti espressivi<br />

e le atmosfere che navigano tra<br />

gli Area e Paolo Conte, in attesa<br />

di quelle improvvise strambate<br />

che rendono il viaggio degli Altare<br />

Thotemico piacevolmente<br />

imprevedibile e intrigante.<br />

Planiamo di quota, ma non certo<br />

per meriti artistici, e inseriamo<br />

nel lettore il terzo album dei<br />

piemontesi Pandora, che per<br />

scono<br />

“Italian Progressive Rock<br />

Band” legando il proprio nome<br />

indissolubilmente al genere<br />

rock progressivo. Quello che<br />

mi è sempre piaciuto di questo<br />

progetto è il fatto di aver<br />

<br />

sotto la stessa “casa” musicale<br />

un padre (Beppe Colombo, ta-<br />

<br />

Colombo, batterista), riuscendo<br />

nel tempo a trasformare quello<br />

che avrebbe potuto rimanere<br />

semplicemente un passatempo<br />

familiare in una realtà musicale<br />

di assoluto interesse. Di più, nei<br />

brani dei Pandora è evidente il<br />

riuscito e naturale connubio tra<br />

gli ascolti paterni, caratterizzati<br />

dalla predilezione per le atmosfere<br />

e le sonorità vintage (penso<br />

in particolare ai primi album<br />

<br />

le pulsioni prog metal del giovane<br />

Claudio, che oltre alla parte<br />

percussiva si occupa anche di<br />

sovraincidere chitarre e bassi<br />

elettrici. suona<br />

quindi come un bel big bang<br />

musicale, al cui interno va segnalata<br />

la gradita presenza del<br />

sassofonista dei Van der Graaf<br />

Generator, David Jackson: David<br />

ha accolto con piacere la<br />

proposta di collaborazione del<br />

gruppo italiano, portando nel<br />

progetto non solo i suoi incon-<br />

<br />

esperienza con l’apparecchiatura<br />

denominata soundbeam e<br />

con i bambini disabili, che sono<br />

così diventati anch’essi protagonisti<br />

della trama musicale<br />

dell’album.<br />

Rimanendo in ambito strettamente<br />

prog, è impossibile non<br />

chiudere questo spazio con la<br />

notizia che ha scosso le coronarie<br />

di tutti gli appassionati:<br />

sono tornati i King Crimson,<br />

di nuovo, sempre guidati da Robert<br />

Fripp ma stavolta in una<br />

inedita formazione a sette comprendente<br />

ben tre batteristi... si<br />

prevedono novità per l’autunno<br />

del 2014. Nel frattempo, per ingannare<br />

l’attesa, potete mettere<br />

su il nuovo box set The Road to<br />

Red: ventuno CD, un DVD, due<br />

Blu-ray disc... tutto questo per<br />

raccontare la storia di uno dei<br />

dischi più amati dai fan del Re<br />

Cremisi e documentare ben sedici<br />

tra le performance live che<br />

nel 1974 fecero da corollario alla<br />

sua pubblicazione. Ovviamente<br />

nel cofanetto è presente anche<br />

il nuovo mix di Red<br />

Robert Fripp e Steven Wilson.<br />

Paolo Carnelli<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2013 101

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