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SUONO n° 481

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Amplificatore per cuffie Pathos Aurium<br />

ha i suoi vantaggi, in quanto massimizza<br />

il rapporto S/N ai normali<br />

livelli di ascolto (il controllo di volume<br />

attenua il segnale e contemporaneamente<br />

il rumore generato dalle<br />

valvole), ma ha lo svantaggio di far<br />

vedere ai triodi sempre il massimo<br />

segnale presente all’ingresso, con<br />

tutte le conseguenze del caso. Le<br />

valvole utilizzate sono le 6922, ciascuna<br />

delle quali contiene due triodi.<br />

La tipologia dello stadio valvolare è<br />

quella di un differenziale, per cui a<br />

ciascun triodo è affidata una fase del<br />

segnale bilanciato che proviene dal<br />

connettore XLR. Se invece si utilizza<br />

un normale ingresso RCA sbilanciato,<br />

allora si usa un solo ingresso del<br />

differenziale, mentre l’altro rimane<br />

agganciato alla massa. Lo stadio è<br />

alimentato da una tensione di 160<br />

Volt proveniente da uno switching,<br />

successivamente stabilizzata a 140.<br />

Lo stadio di uscita è composto da<br />

una coppia di mosfet identici, per cui<br />

ci troviamo di fronte ad un singleended,<br />

in cui uno dei due mosfet<br />

fa da carico attivo. L’efficienza di un<br />

single-ended è molto bassa, e questo<br />

spiega la grande dissipazione di<br />

calore manifestata durante il funzionamento.<br />

Lo stadio è alimentato con<br />

una tensione duale di 12 Volt, ma lo<br />

swing massimo è molto inferiore a<br />

questo valore, in quanto la caduta sui<br />

mosfet si aggira intorno ai 4 o 5 Volt.<br />

Per cui il massimo che può fornire<br />

alla sua uscita questo amplificatore<br />

è di circa 8 o 9 Volt di picco. Anche lo<br />

stadio di uscita è alimentato da una<br />

coppia di switching, uno per canale.<br />

All’interno dell’Aurium si hanno<br />

quindi ben 3 alimentatori switching,<br />

2 sotto forma di moduli separati, e<br />

un altro per l’anodica delle valvole,<br />

integrato nella pcb dell’amplificatore.<br />

È presente un servo-dc per il<br />

controllo dell’offset in uscita, e un<br />

circuito elettronico di protezione<br />

sulla cuffia, per cui il costruttore ha<br />

potuto fare a meno sia del condensatore<br />

che della resistenza da 10 Ohm<br />

presenti di solito in serie all’uscita,<br />

mantenendo in questo modo molto<br />

bassa l’impedenza dell’amplificatore<br />

vista dalla cuffia.<br />

Sul retro infine le varie prese per connettere<br />

le sorgenti, fino a un totale<br />

di 4. Il primo ingresso è di tipo bilanciato,<br />

con connettori XLR, mentre gli<br />

altri hanno i normali RCA. È presente<br />

poi quella che è definita “uscita Tape”,<br />

in entrambe le modalità, bilanciata<br />

e sbilanciata.<br />

scia del Bryston, un poco meno<br />

dettagliata e precisa, un filo<br />

meno ariosa, ma siamo davvero<br />

poco distanti, lasciando alle valutazioni<br />

soggettive l’individuare<br />

l’ampiezza, comunque minima,<br />

del gap tra i due. Quasi il medesimo<br />

l’equilibrio timbrico, aperto<br />

ma mai sguaiato con una grande<br />

scena e un basso sorprendente-<br />

<br />

casi in cui si percepisce una certa<br />

differenza di grana rispetto<br />

al più costoso Bryston, mentre<br />

a tratti addirittura scompare<br />

qualche durezza e una eccessiva<br />

solidità (e minor capacità di<br />

interpretare i vari piani sonori)<br />

del più rigoroso contendente<br />

americano. Anche utilizzando<br />

la Audeze LCD 3 il Pathos segue<br />

a ruota, somigliandogli molto,<br />

il Bryston: suoni un po’ virati<br />

più sul caldo, lontani da certe<br />

oscurità del Violectric che pure<br />

fornisce performance di tutto rispetto<br />

in relazione alla categoria<br />

di appartenenza, l’Aurium sembra<br />

capace di colori più ambrati<br />

to<br />

e preciso primo della classe.<br />

Manca un pizzico di aria e profondità<br />

mentre il corpo delle voci<br />

femminili assume una densità<br />

maggiore proiettandole in primo<br />

piano, con un registro meno<br />

esteso verso l’alto della gamma<br />

di frequenze ma anche meno<br />

puntuto. L’abbinamento con le<br />

Sennheiser 650 mette invece<br />

in luce proprio da quest’ultimo<br />

punto di vista una più marcata<br />

acidità in gamma altissima,<br />

appena una sensazione ma pur<br />

sempre presente, mentre l’abbinamento<br />

con questo modello di<br />

<br />

limite rispetto al riferimento:<br />

manca un po’ di energia nella<br />

parte bassa della gamma anche<br />

se in una misura coerente con la<br />

differenza di classe dei due apparecchi.<br />

Niente di preoccupante...<br />

Stupisce invece, ancor più delle<br />

performance con l’HD800,<br />

quanto accade con la B&W P7,<br />

di classe decisamente inferiore<br />

<br />

citate: dopo la tempesta perfetta<br />

la coppia perfetta! La P7 passa a<br />

miglior vita nel senso più positivo<br />

del termine, raggiungendo<br />

una raffinatezza nella performance<br />

sonora sconosciuta con<br />

<br />

accoppiata (vedi il test); migliora<br />

tutto: stage, dinamica, timbrica<br />

tero<br />

asse delle frequenze, tutti<br />

elementi che portano l’insieme<br />

a superare le potenzialità dei<br />

due elementi che le compongono<br />

presi singolarmente! Da questo<br />

punto di vista, dato che la B&W<br />

P7 (pur definendosi hi-end e<br />

rappresentando il top di gamma<br />

della casa inglese) rimane pur<br />

<br />

fruizione delle nuove istanze della<br />

riproduzione musicale, l’Au-<br />

<br />

destinato ai giovani. In assoluto<br />

(e voci di corridoio ci rivelano<br />

che la cosa ha sorpreso gli stessi<br />

<br />

risulta restrittiva: in relazione<br />

<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2013 75

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