SUONO n° 481

Big Big Train
ENGLISH ELECTRIC: FULL
POWER
English Electric Recordings 2013
www.bigbigtrain.com
CD 1
1. Make Some Noise (4:22)
2. The First Rebreather (8:32)
3. Uncle Jack (3:49)
4. Swan Hunter (6:20)
5. Seen Better Days (7:37)
6. Edgelands (1:25)
7. Summoned By Bells (9:17)
8. Upton Heath (5:39)
9. A Boy in Darkness (8:03)
10. Hedgerow (8:52)
CD 2
1. Judas Unrepentant (7:18)
2. Worked Out (7:30)
3. Winchester From St Giles’ Hill (7:16)
4. The Lovers (5:32)
5. Leopards (3:53)
6. Keeper of Abbeys (6:56)
7. The Permanent Way (8:16)
8. East Coast Racer (15:44)
9. Curator of Butterflies (8:45)
Nick D’Virgilio: batteria, cori
Dave Gregory: chitarra elettrica 6 e
12 corde, E-bow, banjo, marimba
David Longdon: voce, flauto,
chitarra acustica ed elettrica, tastiere,
vibrafono, banjo, fisarmonica,
tastiere, tamburello
Danny Manners: tastiere, piano,
organo, contrabbasso
Andy Poole: chitarra acustica,
mandolino, tastiere, cori
Greg Spawton: basso, chitarra
acustica ed elettrica, mandolino,
mellotron, cori
Andy Poole e Greg Spawton:
il primo CD, Goodbye to the
Age of Steam, è datato 1994 e
viene pubblicato nientemeno
che dalla Giant Electric Pea di
Martin Orford, tastierista della
new prog band IQ. I riscontri
in termini di vendite e di critica
sono buoni, e così il gruppo
può lavorare al sequel, intitolato
English Boy Wonders, che vedrà
la luce tre anni dopo. Stavolta
l’impatto dell’album è meno positivo:
la band perde l’appoggio
della label e di fatto dopo alcuni
avvicendamenti all’interno
della line up, si scioglie. Sarà
il nuovo millennio a restituire
linfa al progetto: i Big Big Train
decidono di costruire il proprio
studio di registrazione, fondare
la propria etichetta e diventare
una band completamente indipendente.
Al percorso di crescita
organizzativa fa seguito quello
dal punto di vista artistico: con
Gathering Speed del 2004,
Spawton e Poole abbandonano
gradualmente le soluzioni appariscenti
e pirotecniche tipiche
del rock progressivo, dando
autunnale, in cui prendono vita
inglese contemporanea, piccoli
grandi uomini a cui si deve la
costruzione di strade ferrate,
tunnel, viadotti, la manutenzione
straordinaria di cattedrali e
monumenti storici, ma anche
minatori, operai, semplici custodi.
Il 2009 segna una tappa importante
nelle vicende del gruppo,
con l’ingresso in formazione
mentista
David Longdon: per sei
mesi, nel 1996, David aveva collaborato
con Tony Banks e Mike
Rutherford alla realizzazione dei
Calling All Stations, il primo (e
unico) album dei Genesis del
peggio nel ballottaggio con Ray
Wilson per il ruolo di nuovo cantante.
La timbrica gabrielliana
di Longdon e il suo songwriting
dalle tinte folk si sposano a meraviglia
con il progetto di Poole
e Spawton, che attrae al suo
interno anche due personalità
musicali di spicco come il batterista
Nick D’Virgilio (Spock’s
Beard) e il chitarrista degli XTC
Dave Gregory. Con una formazione
allargata a sei elementi e
numerosi ospiti, i Big Big Train
pubblicano tra il 2012 e il 2013 gli
splendidi English Electric part
One e part Two: è il completamento
di un percorso che vede la
band riproporre in maniera commovente
il Genesis sound più
classicheggiante e cameristico,
attualizzandolo e depurandolo
da ogni tentazione narcisistica
(pur mantenendo i tipici tempi
dispari che hanno fatto la fortuna
del genere!) e innervandolo
con un gusto narrativo che rende
ogni traccia un piccolo rac-
chi voglia mettersi velocemente
in paro con le ultime uscite, la
band ha intelligentemente pensato
di pubblicare questo prezioso
doppio cofanetto, intitolato
Full Power, contenente i due
album della saga “elettrica” e un
ricco booklet di ben 96 pagine,
oltre a quattro tracce inedite.
Acquistatelo e dentro ci troverete
il mondo, tutto da scoprire, dei
Big Big Train...
Paolo Carnelli
Freschi vincitori del premio
come “Best breakthrough act”
ai recenti Prog Awards, i Big Big
Train hanno rappresentato per
quasi vent’anni una presenza costante
e discreta all’interno della
nuova scena prog rock britannica.
La band, che deve il nome
a un modello di treni giocattolo
degli anni ‘60, nasce all’inizio
degli anni ‘90 grazie all’incontro
dei due polistrumentisti