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SUONO n° 481

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trio. Inoltre, in questo gruppo non mi interessava comparire esclusivamente<br />

come solista, sebbene ci siano numerose parti in trio e in<br />

solo. Ero più attratto dall’idea di disegnare degli spazi sonori dove<br />

ogni componente potesse suonare o tacere liberamente a seconda di<br />

ciò che la musica gli richiedeva in quel momento. La sequenza temasolo-tema<br />

ritengo sia una gabbia da cui fuggire: motivo per cui ho<br />

cercato di abbandonare l’idea del solo come momento egocentrico<br />

in cui il solista sfodera tutte le sue armi per avvicinarmi all’idea del<br />

solo come momento di necessità dettato esclusivamente dalla musica.<br />

Con il gruppo come siete riusciti a ottenere delle dinamiche<br />

formali così libere<br />

A seguito dei vari concerti fatti si è sviluppata una grande libertà,<br />

sia per il tipo di materiale compositivo sia per la predisposizione dei<br />

musicisti che fanno parte del quintetto. C’è ampia libertà espressiva,<br />

e i brani spesso sono dei canovacci su cui si possono creare ogni<br />

volta nuovi scenari. Accade di frequente che si esplorino “ambienti”<br />

diversi ogni sera. Se, per esempio, riascolto le registrazioni di tutti i<br />

concerti dell’ultimo tour, gli stessi pezzi suonano sempre diversi da<br />

un concerto all’altro. È l’aspetto più interessante di questa realtà.<br />

La melodia è l’elemento centrale delle composizioni<br />

Per quanto la ritenga un elemento importante della scrittura, in questo<br />

lavoro ho cercato di dare valore ai diversi aspetti della scrittura. Ci<br />

sono dei brani quali Rock Song #1 e As A First Point in cui non esiste<br />

proprio la melodia, ci sono solo delle linee di contrabbasso e pianoforte<br />

su cui i solisti possono improvvisare. Oppure in No Words At All in<br />

cui abbiamo pensato solo a un’idea di stasi, niente ritmo, nessuna<br />

melodia, ma ci siamo focalizzati su un suono il più fermo possibile.<br />

Per quale motivo nella tua scrittura hai voluto inserire i<br />

<br />

Conoscevo Dave e Chris attraverso i loro dischi e li ho sempre considerati<br />

straordinari. Ci siamo messi in contatto con i social network.<br />

Abbiamo avuto l’opportunità di fare un concerto nel 2011, per un<br />

festival importante in Toscana. Ho pensato subito a loro, gli ho<br />

mandato il materiale che volevo suonare e loro hanno accettato.<br />

<br />

una tappa naturale del nostro incontro. Oggi, a distanza di due anni,<br />

oltre a continuare a essere tra i miei musicisti preferiti, sono anche<br />

dei cari amici.<br />

Copertina e titolo sono molto particolari...<br />

<br />

modo di rapportarsi alla scrittura e alla musica in generale, senza<br />

intermediazioni, diretto e immediato. Parlando tra di noi abbiamo<br />

scelto questo aggettivo, che rispecchiava questo modo di relazionarsi<br />

all’arte anche se in realtà in inglese la parola rimanda alla parte<br />

frontale del cervello (frontal lobe), mentre in italiano la rapportiamo<br />

inevitabilmente alla dinamica di un incidente frontale.<br />

Quanto hanno inciso nella costruzione dei temi gli altri tuoi<br />

interessi per letteratura, cinema e pittura<br />

<br />

<br />

una scultura, un viaggio, servono ad accedere all’altro aspetto della<br />

musica in quanto consentono di superare la dimensione strettamente<br />

tecnica per poter arrivare a una sorta di “visione”.<br />

Prima di entrare in studio avevi ben in mente il risultato<br />

che avresti voluto ottenere<br />

Sì, perché da un anno suonavamo quel repertorio e il lavoro in<br />

studio ci ha aiutato nel renderlo più bello rispetto alla nostra idea.<br />

Oggi sarebbe già un altro disco ancora, ma d’altronde è sempre così!<br />

<br />

percentuale, sulla riuscita d’insieme di un album lo studio<br />

di registrazione<br />

Moltissimo. Da Stefano Amerio si ottengono dei suoni bellissimi. Lui<br />

è un fonico veloce nel risolvere i vari problemi che si possono porre<br />

durante la registrazione di un disco, cosicché non si creano mai tempi<br />

morti. Questo è fondamentale, perché il musicista deve solo pensare<br />

a suonare, senza tensioni. Stefano è davvero un maestro del suono.<br />

Hai detto che Chants di Craig Taborn muta in maniera<br />

sostanziale il modo di pensare il piano trio. Un’affermazione<br />

importante.<br />

Molti dischi di piano trio degli ultimi trent’anni, si inseriscono nel<br />

solco della tradizione creata da Bill Evans. Craig, con questo lavoro,<br />

se ne distanzia totalmente. Le strutture del suoi brani sono spesso<br />

spiazzanti: la rottura della sequenza tema-solo-tema genera una<br />

grande varietà di soluzioni e Craig ogni volta trova quella che meno<br />

ti aspetti. Per certi versi mi sembra più vicino alla musica elettronica<br />

di quanto non lo sia al jazz. Anche le numerosissime partecipazioni<br />

hanno creato in lui uno stile molto complesso e vario, che lo rende<br />

davvero unico.<br />

<br />

o si tende a dare sempre visibilità ai soliti noti<br />

Non c’è una politica che aiuti i giovani. È un peccato perché l’attuale<br />

scenica jazzistica italiana è davvero interessante. Ho avuto modo<br />

di vedere tanti gruppi italiani bellissimi e il jazz in Italia c’è, è una<br />

musica vivissima, e sarebbe bello ci fosse un’attenzione maggiore.<br />

Visti i tuoi impegni trovi ancora tempo per coltivare la<br />

passione per il ping pong<br />

(ride - ndr) Anni fa ho cambiato casa e ho avuto la sfortuna di andare<br />

ad abitare vicino a un circolo di ping pong. Per lungo tempo si<br />

è trattato di una specie di droga; passavo almeno un paio d’ore al<br />

giorno a giocare. Ora ho allentato perché sono sempre meno a casa,<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2013 31

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