SUONO n° 481
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previsione di future prossime elezioni interne. In alcune di queste<br />
lettere si accenna anche al ruolo di alcuni accademici di fresca nomina,<br />
ai quali Cagli avrebbe concesso posti di responsabilità notevoli,<br />
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<br />
modo ancora una conferma al prossimo appuntamento elettorale,<br />
a meno che, cosa assai improbabile, non stia preparando la succes-<br />
<br />
nientemeno che Domenico Bartolucci, maestro perpetuo della Cap-<br />
<br />
rozzo e incolto musicalmente, ed elevato, quasi un risarcimento,<br />
alla porpora cardinalizia da Benedetto XVI. Bartolucci ha ora 97<br />
anni ma non si risparmia. Ricorda a Cagli le promesse fattegli, che<br />
non vanno intese come “ripicche di un compositore che non viene<br />
eseguito” ma come richiamo a tener fede alla parola data. E la parola<br />
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per precisa delega del cardinale, il nome di Cagli, alla vigilia delle<br />
ultime elezioni. Cagli veniva riconfermato, ma delle promesse fatte<br />
a Bartolucci si è dimenticato subito dopo. Bartolucci riferisce anche<br />
<br />
settembre. Nel frattempo, sempre sullo stesso argomento, giungono<br />
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del pianista Michele Campanella che muove a Cagli le stesse accuse<br />
di Bartolucci; e cioè, rimprovera a Cagli: se non fai parte della sua<br />
corte, lui, in parole povere, ti taglia le gambe. Naturalmente nulla<br />
<br />
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se una solerte giornalista de Il fatto quotidiano<br />
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tale gestione assolutistica di Cagli, così come viene descritta nelle<br />
lettere, e che, per alcuni mittenti, è assolutamente inconcepibile per<br />
un consesso che dovrebbe essere di musicisti. Detto fra parentesi,<br />
Cagli, rinomato studioso rossiniano, musicista in senso stretto certo<br />
non è, piuttosto letterato, ma da sempre potente e a contatto con gli<br />
ambienti e le persone che contano e che possono sostenerlo, come<br />
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di presenze e tipologie.<br />
tori<br />
del teatro San Carlo, in risposta ad un articolo di Paolo Isotta,<br />
Corriere della Sera<br />
settembre, del concerto inaugurale della stagione, al quale aveva<br />
assicurato la sua presenza il capo dello Stato. I lavoratori napoletani<br />
ricordano al critico alcune delle ragioni della loro protesta - in parte<br />
<br />
che, economicamente, avrebbe procurato danni ai dipendenti delle<br />
nostre fondazioni liriche, alle quali, scopo risanamento, si imponeva<br />
-<br />
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AUDIO E VIDEO PARI NON SONO<br />
LE BALLET MECANIQUE (1924)<br />
regia Fernand Léger<br />
musica di George Antheil<br />
per vederlo: http://youtu.be/H_bboH9p1Ys<br />
La prima proiezione del film avvenne all’Internationale Ausstellung neuer<br />
Theatertechnik di Vienna nell’autunno del 1924. Unitamente alla visione<br />
del film, che ha una durata di 15’ circa, l’autopresentazione pubblicata dallo<br />
stesso regista nel “Katalog”. Musica di Antheil. Venendo agli aspetti filmicomusicali,<br />
non è dato sapere con esattezza da chi partisse l’iniziativa. Secondo<br />
Antheil – notoriamente accentratore e poco attendibile – egli per primo<br />
avrebbe comunicato alla stampa l’idea di un pezzo dal titolo Le ballet mecanique,<br />
suscitando l’interesse di Murphy e Pound, i quali a loro volto avrebbero<br />
coinvolto Léger. Di diverso avviso è Man Ray che non menziona Antheil,<br />
attribuendo l’iniziativa a Murphy in veste di collaboratore di Léger. Resta il<br />
fatto che nel catalogo della manifestazione viennese è specificato nel sottotitolo:<br />
“Synchronisme musical de George Antheil”. Ma la prima avvenne in<br />
assenza della musica, molto probabilmente a causa di un difetto del sistema<br />
di sincronizzazione ideato da Pierre Delacomme. La verifica condotta su una<br />
versione delle più attendibili, sebbene non immune da alcuni processi molto<br />
riduttivi, rimanda alla registrazione video realizzata dalla RTSI di Lugano, in cui<br />
Jurg Wittenbach dirige un ensemble formato da 4 pianoforti e 8 percussioni<br />
oltre a un motorino munito di elica bipala – che avrebbe dovuto sostituire “A<br />
small airplane propeller sound” e “A large airplane propeller sound” indicati in<br />
partitura – e una coppia di campanelli elettrici. La partitura mostra caratteri<br />
comuni a molti esperimenti delle avanguardie – collagismi (nel citazionismo<br />
più o meno scoperto), arcaismi (nelle condotte modali), esotismi (nel ricorso<br />
a scale pentatoniche), ostinati affidati a cellule senza sviluppo (come rifiuto<br />
della melodia e del tematismo) – mentre nell’insolito organico esclusivamente<br />
percussivo corteggia “the barbaric and mystic splendor of modern civilization”<br />
con qualche debito nei confronti dei futuristi. Però l’impressione finale è che<br />
Antheil abbia risposto al determinismo legériano, radicale e ben poco incline<br />
alla “boutade”, con un atteggiamento eclatante, scandalistico, componendo<br />
un pezzo indubbiamente suggestivo, di grande impatto acustico, ma in competizione<br />
con il film più che al suo servizio.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2013 37