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Numero 76/77 - Anno XIII, Maggio-Agosto 2005 - Club Plein Air BdS

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E gli spettatori Si può pensare che,<br />

oggi come allora, qualcuno andava a teatro<br />

per il gusto di dire "c'ero anch'io", magari<br />

addormentandosi a metà della tragedia; ma la<br />

maggior parte della gente - ce lo dicono le<br />

fonti antiche - partecipava con attenzione e<br />

spirito critico alle vicende rappresentate, e-<br />

sprimendo liberamente i propri sentimenti di<br />

approvazione o di ostilità alle varie vicende o<br />

ai vari personaggi con battimani, grida, fischi,<br />

colpi con i piedi ai sedili e altro ancora (cose<br />

che oggi farebbero espellere lo spettatore dal<br />

teatro, ma non sempre quello degli stadi!).<br />

Il pubblico aveva naturalmente i suoi<br />

beniamini, sia tra gli autori che, più tardi, tra<br />

gli attori; a un certo punto, anzi, gli autori<br />

"moderni" finirono con il reinterpretare solamente<br />

opere di autori precedenti (mettendo<br />

in scena veri e propri "remake") e così la tragedia,<br />

divenuta un "festival" di recitazione,<br />

declinò ben presto cedendo il posto ad altre<br />

forme di teatro meno solenni.<br />

Gli autori greci pervenuti anoi (Eschilo,<br />

Sofocle ed Euripide) non furono naturalmente<br />

gli unici dell'antichità, ma furono appunto<br />

i più rappresentati anche dopo la loro<br />

morte nell'ambito dei "festival" di cui accennavamo.<br />

Quanto ai loro testi, essi si sono<br />

conservati non sempre nella versione originale<br />

(che non veniva "edita" all'inizio) ma nella<br />

versione che Licurgo nel 330 a.C. con una<br />

legge fece trascrivere e conservare come<br />

"copia ufficiale"; ma poiché in circa un secolo<br />

i testi avevano subito in alcuni casi anche pesanti<br />

modifiche (non esisteva allora neanche<br />

una legge sui diritti d'autore), è presumibile<br />

che del teatro antico di originale si sia conservato<br />

in ogni caso molto poco.<br />

Oltre a numerosi frammenti (anche di<br />

altri autori), le opere pervenute fino a noi e<br />

quindi rappresentabili sono in tutto 32, di cui<br />

7 di Eschilo, l'autore più antico, vissuto fra il<br />

525 e il 456 a.C. (fra queste I Sette a Tebe<br />

rappresentata quest'anno), 7 di Sofocle, vissuto<br />

fra il 496 e il 406 (fra cui l’Antigone,<br />

anch’essa in cartellone quest’anno), e 18 di<br />

Euripide, vissuto fra il 485 e il 406.<br />

A questo punto ritorniamo sul problema<br />

che avevamo sollevato all'inizio: perché<br />

anche oggi che tante opere teatrali contemporanee<br />

vedono la scena e magari vengono<br />

disertate dal pubblico si sente quasi il bisogno<br />

di tornare indietro di 2500 anni Si tratta<br />

solo di fenomeno "cult" lo credo che, oltre<br />

agli enormi interessi economici che girano<br />

intorno alla manifestazione (alberghi, ristoranti,<br />

pacchetti aereo+pullman, ecc.), il fascino<br />

squisitamente culturale del teatro greco<br />

non è solo dettato da curiosità per il passato.<br />

E' come se il mondo di Eschilo, di Sofocle e<br />

di Euripide ci chiedesse attraverso il contatto<br />

delle rappresentazioni di Siracusa (che comunque<br />

non sono le uniche neanche in Italia,<br />

per quanto le più importanti) chi siamo e come<br />

siamo noi oggi, e noi a nostra volta ci<br />

chiedessimo come eravamo e attraverso quali<br />

avvenimenti e quali dubbi ci siamo mossi durante<br />

due millenni e più.<br />

Forse l'attualità del teatro antico,<br />

come quella dei classici in genere, sta in questo<br />

e in questo soltanto. Sta nella capacità dei<br />

registi di oggi di re interpretare magari alla<br />

luce di avvenimenti storici moderni e attuali il<br />

contesto di sfondo dell'opera, creando agganci<br />

che dal punto di vista filologico possono<br />

fare scandalizzare gli studiosi della letteratura<br />

antica, ma che producono e stimolano<br />

interesse e comprensione da parte del pubblico;<br />

sta agli insegnanti non portare gli alunni<br />

delle scuole a Siracusa come "pacchi postali",<br />

obbligandoli a fare qualcosa che non<br />

comprendono; sta a tutti fare da pubblico<br />

consapevole e maturo, quindi partecipe in<br />

modo coerente allo spettacolo a cui si assiste.<br />

La ricerca di una giustificazione e di<br />

una legittimazione della presenza dei classici<br />

nel mondo di oggi vale tanto più se riusciamo<br />

a non accorgerci dei millenni che ci separano<br />

dagli antichi, da Eschilo o da Euripide per<br />

quanto riguarda le tragedie greche, dall'ignoto<br />

autore di pitture vascolari o di bassorilievi<br />

esposti in un museo archeologico per quanto<br />

riguarda la pittura o la scultura. E' uno sforzo<br />

che va fatto con maturità e non con superficialità;<br />

e forse noi del <strong>Club</strong> <strong>Plein</strong> <strong>Air</strong> <strong>BdS</strong>, più<br />

abituati di altri a questa funzione "culturale"<br />

della nostra associazione, partiamo avvantaggiati.<br />

Maurizio Karra

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