66° 33’ latitudine nord: il centro visitatori costruito ai margini della E6 norvegese sul Circolo Polare Artico In basso le rorbuer delle isole Lofoten
Il Circolo Polare Artico Lasciata la città si prosegue per la E6 che corre dritta verso Nord. Superata la città di Mo i Rana, i boschi fitti cedono il posto a sottili betulle rade e basse, che gradualmente scompaiono, finché, a 650 metri di altezza, appare improvvisa la piatta e arida distesa per cui passa il Circolo Polare Artico, la linea immaginaria che corre a 66° 33’ di latitudine nord e che segna il limite del sole di mezzanotte al solstizio d’estate e il culmine della notte polare al solstizio d’inverno. Alcuni cippi segnano questa linea sulla brulla spianata, tra chiazze di neve e ruscelli tumultuosi che lo sciogliersi del ghiaccio alimenta sempre più. E’ già un paesaggio artico, deserto e desolato, dove vegetano solo muschi e licheni. I numerosi turisti affollano il centro commerciale dove si vendono souvenir, funziona un centro postale e si rilasciano i certificati che attestano il passaggio del Circolo (a pagamento!). Scendendo giù dall’altopiano il paesaggio si addolcisce, la strada si snoda tra boschi, ruscelli vorticosi, piccoli agglomerati di case, laghi. A Bognes il traghetto conduce a Lødingen, il piccolo centro delle isole Vesterålen, meno turistiche delle più famose Lofoten. Verdi e pianeggianti, hanno paesaggi sereni con molte coltivazioni e abitazioni, ma non il fascino delle splendide sorelle. Le isole Lofoten Passato con un altro traghetto il piccolo braccio di mare tra Melbu e Fiskebøl, si sbarca alle Lofoten. Celebrate da artisti e viaggiatori, le isole non smentiscono affatto la loro fama. Il primo spettacolo è uno scenario incantevole di sottili e basse betulle che si fanno gradualmente sempre più rade tra imponenti montagne scoscese chiazzate di neve. Svolvaer, il tranquillo capoluogo dominato dalla mole di un caratteristico monte a due punte, la Svolvaergeita (la Capra di Svolvaer), è un importante centro per la lavorazione ed il commercio del merluzzo, la grande risorsa delle Lofoten: ne viene pescato tantissimo, anche se oggi si è notevolmente ridotto rispetto al passato. Il pesce viene lasciato essiccare su alti tralicci di legno e viene poi esportato, particolarmente proprio in Italia. Da Gennaio ad Aprile, attratto dalla Corrente del Golfo che rende meno freddo e mai ghiacciato il mare di queste zone, il pesce arriva in quantità e si organizzano le grandi battute di pesca. Anticamente i pescatori venivano anche da molto lontano e venivano alloggiati in piccole case di legno dipinte di rosso costruite in parte sugli scogli e in parte su palafitte. Queste casette, le rorbuer, sono oggi date in affitto ai turisti, alcune ancora intatte, altre restaurate o ricostruite. Dopo il tunnel sottomarino di Leiknes le isole diventano magiche, semplicemente superbe. Ad ogni curva della strada si aprono scorci fiabeschi che lasciano incantati, in un susseguirsi di paesaggi di maestosa serenità, dominati dalle nere montagne innevate, ora dolcemente ondulate ora dalle cime aguzze, ai cui piedi si annidano, di fronte ad acque cristalline di un incredibile verde smeraldo, le casette rosse dei piccoli villaggi e le deliziose cittadine ormai di consolidata vocazione turistica: Ramberg, con la sua spiaggia di finissima sabbia che il sole, anche se pallido, riesce ugualmente a rendere di un bianco abbagliante, lambita da acque trasparenti e verdissime ai piedi di alte vette chiazzate di neve; Nussfjord, un delizioso villaggio annidato in uno stretto fiordo racchiuso tra cime alte e scoscese, intatto nel suo impianto originale, caratteristico per le rorbuer rosse disposte a semicerchio attorno ad un’insenatura del fiordo; Reine, forse la più famosa delle Lofoten, incastonata in uno scenario da favola ai piedi di un’aspra montagna a forma di cono svettante come appena sorta dal mare; all’estremo sud, Å, il minuscolo villaggio di poche case che vive di pesca, rigorosamente pedonale. Come i centri vicini, da ogni parte si vedono le rastrelliere cui vengono appesi a seccare i merluzzi; centinaia di gabbiani stridendo fanno la spola tra la parete di roccia su cui nidificano e il locale dove viene lavorato il pesce, sperando in qualche boccone prelibato. Lungo la riva del mare le rorbuer rosse aumentano la suggestione del luogo. Una curiosità: Å è l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese; il nome quindi ben si addice al più meridionale dei villaggi dell’arcipelago.