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Così, il sabato successivo, venendo meno a unaregola che si era imposto all’inizio di quel suo viaggionella danza moderna secondo cui non sarebbedovuto tornare nello stesso posto due volte di seguito,decise di andare nuovamente al Vaniglia.Entrò, ordinò il suo cocktail preferito, parlò unpo’ con le persone che passavano di lì senza che cifosse particolare ordine o motivo, poi si ributtò inpista.Teneva gli occhi aperti, guardando in continuazioneil punto dove aveva notato Beatrice, ma dellaragazza nessuna traccia. Il dottor Oscar Zamboniballò fino a che nella pista non ci fu più nessuno, malei, quella sera, non comparve. Per i sabati successivi,deciso a rivedere Beatrice, il dottor Oscar Zambonitornò al Vaniglia continuando a ballare fino allosfinimento con gli occhi aperti.Ma di Beatrice nessuna traccia.Quella latitanza cominciò a renderlo poco tranquillo,farlo ballare male. E quell’ariosità che portavanei suoi movimenti, era diventata una specie dipeso impossibile da sostenere: era tornato a sembrareuna specie di negato del ballo, come neanche erasembrato quando aveva cominciato il corso.Passarono i mesi, e tutti i progressi che lo avevanoportato a essere un ballerino sicuro di sé misteriosamentesi annullarono.Una sera, al corso che continuava a seguire, ildottor Oscar Zamboni si rese conto che il ballo nonlo soddisfaceva più.

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