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suo corpo. Prima sbucavano quelle all’altezza dellafronte (forse per l’estrema vicinanza al luogod’origine) e poi, man mano, tutte le migliaia d’altre.E quelle sulla fronte avevano pure la particolarità diprecipitare, data la collocazione verticale, tracciandodi sale le sopracciglia, le lenti degli occhiali, lecornee…Il peso del package delle bottiglie d’acqua in unamano e della sportina in simil-nylon col resto dellaspesa, nell’altra, non facevano che peggiorare il rapidodegradamento del suo umore. Quando arrivòall’auto, rigorosamente al sole, buttò dentro il tutto,disordinatamente, pregustando l’idea dell’accensionedel condizionatore. Ma…Qualcuno aveva parcheggiato in doppia fila, rendendogliimpossibile rimettersi in strada.La colonnina della temperatura era forse ferma allostesso punto di mezz’ora prima, ma quella del suoumore stava salendo vertiginosamente, rischiando ilfuori scala.Salì ugualmente in auto, accese il motore e fece partirel’aria condizionata Poi cominciò a clacsonare.Nulla.Qualcuno, passando, guardava nella sua direzione,per capire cosa stesse succedendo. Altri loammonivano, perché stava disturbando col rumoredel clacson. Già… come se il torto fosse suo.Passarono alcune decine di secondi, forse unminuto abbondante, popolato dei BLAAANG delletrombe poste sotto il cofano: del proprietario

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