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portarmi dell’olio di un uliveto vicino a Roma. Ed èstata la piccola Isotta a rispondere per me, golosa dipane e olio, battendo le mani.E così da allora ogni pomeriggio il regista, che sichiama Lorenzo Colonna, si è presentato davanti alnostro cancello, sempre chiuso. Ci siamo parlati attraversola cancellata, per timore degli sguardi e deipettegolezzi della gente. Qualche volta ero con Isotta,qualche volta sola. Mi ha raccontato della guerra,delle rappresaglie che ancora c’erano nelle grandi città,della difficoltà e fatica di tornare a qualcosa cheassomigli almeno un po’ alla normalità. Mi ha chiestola mia storia. Non so neanche io bene perché a LorenzoColonna ho parlato di Piero, della gravidanza,del matrimonio riparatore con il dottor Martini, dimia mamma. Del mio babbo.Questi incontri attraverso il cancello di VillaMartini sono andati avanti per circa una settimana.Per la prima volta da tanto tempo, Diario, sono tornataa ridere, anche senza motivo. Anche solo sentendoquel suo accento strano. Ogni giorno – con lascusa di Isotta – mi porta confetture o burro o delcioccolato. Me le passa dal cancello e a volte la suamano si trattiene sulla mia, in quel passaggio. Non èla stretta di Piero. Non è quella sensazione di apnea.Piuttosto qualcosa di molto profondo, una sensazionedi pace, la stessa che provavo guardando le montagneCurbassera o un tessuto ben imbastito.Non ho mai sognato tanto, Diario. Però da qualchegiorno faccio sempre lo stesso sogno. Cammino su

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