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l’occasione. Seguiva corteo in abito scuro e occhialida sole, tra le mani di qualcuno spiccava una pistolagiocattolo ostentata con orgoglio. Il tutto trovavadegna conclusione davanti alla Presidenza (vuota,come spesso accade) con lo slogan “Viva la mafia”. Icolleghi del posto con tono asettico si sono limitatia rassicurare noi nuovi:. “Non fateci caso, fanno cosìma sono bravi ragazzi!”. Non li ho ascoltati neanche.Ero colpita, ma non preoccupata. Avevo appena assistitoa una performance teatrale, di dubbio gustocerto, ma pur sempre un’esibizione curata nei dettagli,abiti, interpretazione, tempi scenici. Stavanorabbiosamente esternando un bisogno elementare.Esprimersi.Era il posto per me.Volevo armare le mani di quei ragazzi di poesia,di bellezza, di colori, di sogni. Il giorno stesso chiesiai miei alunni di portare un lenzuolo bianco e deicolori. L’indomani non hanno avuto bisogno dinessuna spiegazione, si sono avventati su quelbrandello di libertà scrivendo, disegnando, lasciandoimpronte, promesse, desideri. Adelaide e Damiano,i fidanzatini della III B, hanno disegnatouna casa circondata da alberi e dalla scritta “Ungiorno andremo a vivere a Londra e non torneremopiù”. Quando li incrocio alla ricreazione avvinghiatial termosifone in corridoio penso che Londra èlontana, ma a volte i desideri si avverano anchesenza stelle cadenti.