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“Lo sanno lo sanno. Troverete presto un’altrainquilina, vedrai.”“Ma non è questo il punto. È che pensavo chenoi due stessimo diventando, non dico amiche, maalmeno complici. E invece scopro di non sapere proprionulla di te, nonostante mi piacerebbe riuscire avivere come fai tu. No, davvero, ti sembra normaleche io non sappia cosa fai come lavoro?”“Se ti può consolare non lo so neanche io, ma èmeglio così. Se dovessi capire cosa faccio, mi dovreifermare e sarei perduta.”“Forse mi sto smarrendo di nuovo anch’io.”“È probabile,” sentenzia lei, felice di constatareche sia riuscita finalmente a capirlo.Non ci salutiamo, perché salutarsi sarebbe superfluoe toglierebbe valore alle parole che ci siamo dette.Seguo solo i suoi movimenti mentre chiude lozaino e sorrido, conscia del fatto che anche io prestodovrò chiudere la mia valigia. Quando rientro da lavoro,trovo un post-it appeso alla porta di cameramia con su scritto il suo indirizzo mail.Quando cerco di spiegare a Mattia le mie intenzioni,lui non riesce a capire. Gli sembra folle andarvia da Roma, gli sembra folle riandar via per non saperebene dove. Tento di fargli capire che questo periodoper me è stato fantastico e che senza di lui,probabilmente, non ce l’avrei mai fatta, ma che ègiunto il momento di andarmene.“E con la casa e con il lavoro come farai? Te per-

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