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Al banco del mercato ci penso io, sono contenta chetu vada via di qui, Mimì. Da quando il babbo èscomparso, il suo sguardo è sempre così assente, vuoto.Mimì, così mi chiamava mio padre. Mimì, così michiama Piero.Tra poco parto, ho già preparato la valigia, quellache mi aveva comprato il babbo prima di andarsene.Ci ho messo dentro i vestiti, qualche stoffa, ago e filoe poco altro. Ovviamente anche tu verrai con me,Diario. Spero che mamma mi accompagni fino allacorriera, non ci sono mai salita e un po’ ho paura.Martassina, 10 novembre 1943Caro Diario,qui a Martassina ci saranno una ventina di case.Luisa e le sue cugine mi hanno dato una stanza, èmolto piccola ma mi piace perché si vedono delle montagneche si chiamano Curbassera. L’aria è frizzante,non sa di carbone e non c’è il rumore del tram. Il laboratorioè una grande stanza della casa con cinquemacchine da cucire. Ci lavorano le due cugine, Luisa eun’altra ragazza del paese. Nessuna di loro mi sembraparticolarmente simpatica, mi manca già Rina e le altremodiste dell’Atelier Balbis. Ma almeno sono in montagna,almeno sono nelle valli di Lanzo, vicina a lui.

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