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strada delle lucciole la chiamano, ma per me la statale106 è una ferita che corre lungo il mar Ionio. Equando lo vedo, il mare, ormai Milena non la sentopiù. Gabbiani ad ali tese. L’aria accarezza il petto eil volo è alto. L’abisso da loro al cielo è un prodigioda non dire. Conoscono il pericolo dei venti, mahanno ali troppo grandi per accartocciarsi. Oltre la106. Vivaldi. Gli aranceti e il mare. A volte haipaura. Ti dici "Oltre la 106 c’è il nulla”. Ma primadi risponderti stai già sorridendo ai gabbiani.Ore 07.45 (meno nove ore al tuffo)Il bar volta le spalle al mare. Dietro il banconelei, sottile, bionda e tirata sulle tempie. Ha la voceda uomo e una sigaretta spenta pericolantesull’angolo sinistro della bocca. “Normale o macchiato?”“Ha una pelle splendida lo sa?”Ripete, sembra sorda. “Normale o…”Insisto: “Ammiravo la sua pelle”. Fa una smorfiaconfusa e recupera a stento la sigaretta. ProntamenteMilena interviene sciorinando un’infinitasequela di marche di ottime creme per il viso. Pagoil mio fiele macchiato e rimango per un po’ appoggiataalla porta del bar. Giusto il tempo di farmiscaldare le mani da quella palla amaranto ormai invadentenel blu. Osservo il viavai degli avventori equalcuno osserva me dal palazzo di fronte. Ha una

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