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nostre teste con un rumore infernale. Li sentivo rimbombaredentro. Dalla finestra non ho perso d’occhioPiero. Ha i riccioli tirati un po’ indietro, come si usaadesso, lo preferisco quando li lascia naturali. È sciupato,sembra pelle e ossa, ma è bello comunque.A un tratto l’ho visto affacciarsi all’ingresso delnegozio e proprio in quell’istante, non molto lontano,è caduta una bomba. Si è alzata improvvisamente unanube. Sembrava di sabbia. Piero si è accorto di me esbracciandosi mi ha fatto segno di scendere. E io sonocorsa, anzi mi sono precipitata. In pochi istanti sonoarrivata al forno. Mi ha chiesto di aiutarlo a mettereal riparo il pane appena sfornato, perché la polvere ela sabbia precipitavano ovunque. Sicuramente hannocolpito la fabbrica di mattoni qui vicino, ha detto.Abbiamo cercato di proteggere alla bell’e meglio ilpane, anche rimettendolo nel forno dato che nonc’erano coperte né stracci a sufficienza. Ci bruciavanogli occhi perché, tra la sabbia e il calore del forno,l’aria era incandescente, ma non ci siamo fermati.Quando abbiamo ritirato tutto, ha smesso di suonarel’allarme. Piero mi ha guardato con aria stanca, unricciolo gli cadeva sulla fronte. Io non ho fatto altroche sorridere.Piero non vorrà più stare senza di me, sono sicura.

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