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l’indice parte, senza controllo, rivolto al naso dimia madre. Arriva la predica.“Ma lei lo sa che agli inizi del Novecento unacorrente di pensiero molto influente nella medicinastabilì che il ciclismo è altamente dannoso per il delicatoorganismo della donna? Il seno, l’utero e leovaie non sono certo adatte a tutti quei salti e vibrazioni.La fatica è la stessa degli uomini, la setepure. Come potrebbero le donne resistere? Questateoria, anche se un po’ datata, non è mai stata messain discussione. Tralasciando il fatto che – e questo èun mio pensiero - pedalare per ore stando su un sellinoduro e dalla forma fallica come quello della biciclettada corsa, porta sicuramente all’eccitazionesessuale continua e quindi a una sorta di masturbazione,per di più femminile, roba da matti! E cheturbamento generale provocherebbe vedere donnea gambe nude, come uomini? Uno scandalo, eccocos’è quest’idea balzana di metter su una squadra diciclismo femminile.”Mamma arrossisce non so se per i riferimenti alsesso oppure perché non ha di nuovo capito ungranché, come me. Vorrei vederlo io il dottore dopocinquanta chilometri di salita, se riesce anchesolo a montare sul letto, altro che.“E poi, il ciclismo ingrossa i polpacci, non è robada donne!” conclude la mamma, in confusionetotale.La cena scorre calma, troppo serena per staretranquilla. I miei fratelli e le mie sorelle mi guarda-

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