4Pubblicati rispettivamente in “Rivista di Estetica”, 7 (1962), pp. 368-407; ivi, 8 (1963),pp. 22-60; ivi, 12 (1967), pp. 15-61. Il primo è ora ristampato come Postilla in Il Gusto nell’estetica<strong>del</strong> <strong>Settecento</strong>, cit., pp. 213-42.5B. Croce, “Iniziazione all’estetica <strong>del</strong> <strong>Settecento</strong>” (1933), in Storia <strong>del</strong>l’estetica per saggi,Laterza, Bari 1967, p. 158.6Ibid., pp. 145-46.7M. M. Rossi, L’estetica <strong>del</strong>l’empirismo inglese, Sansoni, Firenze 1944, Introduzione, vol.I, pp. 25 e 38.8V. E. Alfieri, “L’estetica dall’Illuminismo al Romanticismo fuori d’Italia”, in Aa. Vv.,Momenti e problemi di storia <strong>del</strong>l’estetica, Marzorati, Milano 1959, vol. II, p. 596.9G. <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, Il concetto <strong>del</strong>lo stile, Bocca, Milano 1951, p. 263.10Il Gusto nell’estetica <strong>del</strong> <strong>Settecento</strong>, cit., pp. 25-26.11B. Croce Estetica (1902), a cura di G. Galasso, A<strong>del</strong>phi, Milano 1990, pp. 355 ss.12Sansoni, Firenze 1962.13Cfr. L. Anceschi, Studi sull’estetica <strong>del</strong>l’empirismo inglese, Bologna 1958, poi rifluiti inDa Bacone a Kant, Il Mulino, Bologna 1972.14D. Hume, La regola <strong>del</strong> gusto, a cura di G. Preti, Minuziano, Milano 1946, Introduzione,p. 24.15E. Burke, Ricerca sull’origine <strong>del</strong>le idee <strong>del</strong> sublime e <strong>del</strong> bello, a cura di A. Baratono,Minuziano, Milano 1945, Introduzione, p. 2916Rossi, L’estetica <strong>del</strong>l’empirismo inglese, cit., vol. I, pp. 46-51.17Il Gusto nell’estetica <strong>del</strong> <strong>Settecento</strong>, cit., p. 137.18Ibid., p. 147.19E. Migliorini, “L’estetica fra Seicento e <strong>Settecento</strong>”, in M. Dufrenne e D. Formaggio,Trattato di estetica, Mondadori, Milano 1981, vol. I, p.180.20Rossi, L’estetica <strong>del</strong>l’empirismo inglese, cit., vol. I, pp. 69-74.21M. Dal Pra, Hume, Bocca, Milano 1949, p. 269; n. ed. col titolo David Hume: la vitae l’opera, Laterza, Roma-Bari 1984, p. 285.22Hume, La regola <strong>del</strong> gusto, cit., pp. 36 e 28.23Il Gusto nell’estetica <strong>del</strong> <strong>Settecento</strong>, cit., pp. 175-77.24G. <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, Demetrio: <strong>del</strong>lo stile, Ed. <strong>del</strong>l’Ateneo, Roma 1980, p. 172. Masi veda anche l’Introduzione a I. Kant, Osservazioni sul sentimento <strong>del</strong> bello e <strong>del</strong> sublime,Rizzoli, Milano 1989. Tale gesto di reazone non è còlto, invece, dalla storiografia di linguainglese (ma nemmeno, in Italia, da Assunto), che pone un rapporto di continuità fra Burkee Kant.25Il Gusto nell’estetica <strong>del</strong> <strong>Settecento</strong>, cit., p. 196.26E. Burke, Inchiesta sul Bello e il Sublime, a cura di G. Sertoli e G. Miglietta, Aesthetica,Palermo 2002 8 , p. 52.27Rossi, L’estetica <strong>del</strong>l’empirismo inglese, cit., vol. I, p. 74.28Bocca, Milano 1951. Ma si veda anche il saggio La finalità in Kant e le scienze empiriche<strong>del</strong>la natura, “Rivista critica di storia <strong>del</strong>la filosofia”, 13 (1958), pp. 305-18, con cui inun primo tempo <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> aveva pensato di concludere la raccolta (poi non realizzata)dei suoi saggi sull’estetica <strong>del</strong> gusto nel <strong>Settecento</strong> italiano e inglese.23
Aporia e dialettica <strong>del</strong> Gustodi Andrea GattiPer molti studiosi italiani gli scritti di <strong>Guido</strong> <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>sul “gusto” nell’Inghilterra <strong>del</strong> <strong>Settecento</strong> sono stati probabilmenteuna lettura classica, se non iniziatica * . Più d’uno ha avvertito il fascino<strong>del</strong>le sue pagine, la cui insistenza sulla “modernità” <strong>del</strong> concetto digusto elaborato dall’estetica britannica – posta a immediato confrontocon quella italiana – sembra ancor oggi una chiave di lettura illuminantee feconda: tale cioè da agevolare la collocazione d’ogni singoloautore entro un quadro generale coerente e schiudere prospettive piùampie alla comprensione <strong>del</strong>la presa di coscienza estetica che si attuò,in forme varie e complesse, nella cultura inglese fra Sei e <strong>Settecento</strong>.Sono quindi grato ai promotori di quest’incontro per avermi dato occasionedi rileggere e riconsiderare un autore cui tutti siamo naturalmentedebitori; e volentieri mi associo agli apprezzamenti per la lucidità<strong>del</strong> pensiero di <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> più volte risuonati nel nostroconvegno.Nonostante la sottigliezza di cui dànno prova, anche le aperturecritiche degli scritti su Il Gusto nell’estetica <strong>del</strong> <strong>Settecento</strong> non sembranotuttavia immuni da superamenti e revisioni che le acquisizioni intellettualifatalmente subiscono a motivo di interessi mutati, problemiemergenti, nuove conoscenze documentali e storiografiche. Di ciò ebbechiara consapevolezza <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>: confermando l’efficacia<strong>del</strong>la sua lezione di metodo e l’indubbio valore specifico <strong>del</strong>le citatepagine inglesi, intendo segnare alcuni marginalia, frutto di studî inqualche modo “paralleli”.Vorrei sùbito richiamare l’attenzione su un fatto significativo: quasiognuno degli autori inglesi <strong>del</strong> XVIII secolo presenta un “sistema” all’interno<strong>del</strong> quale si notano incongruenze, la cui analisi, non meno diquella condotta su aspetti meno riposti, rivela aspetti interessanti <strong>del</strong>lamoderna riflessione estetica; e soprattutto obbliga a fornire, o almenoa tentare, una spiegazione di quelle contraddizioni. Non sarà inutile, invia preliminare, un agile esame <strong>del</strong>le rispettive dottrine.Joseph Addison – sulla cui opera <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> si diffon<strong>del</strong>ungamente e insolitamente per il tempo suo e nostro – propone25
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