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Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

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è l’incrocio Gravina-Vico operato da <strong>Morpurgo</strong>, che colloca da un latoil pensiero di Gravina oltre le critiche <strong>del</strong> Vico, e dall’altro mostra l’efficaciache in Vico assumeranno alcune intuizioni <strong>del</strong> Gravina: «Sonocelebri le critiche che il Vico mosse al concetto didascalico, ancora intellettualistico,che il Gravina conservava <strong>del</strong>la poesia. Ma esse non devonofare dimenticare che la nozione <strong>del</strong>l’arte come attività “capace divestire in abito materiale e convertire in aspetto sensibile [...] gli eccitamenti<strong>del</strong> vero e <strong>del</strong>le cognizioni universali” che risale al 1696, non èmolto lontana dal vichiano “ingenii acumen sine veritate state non posse”<strong>del</strong> 1729; e che il Gravina offriva al Vico già il concetto <strong>del</strong>la poesiacome retaggio <strong>del</strong>le età vergini antiche, <strong>del</strong>l’arte legata al mito, <strong>del</strong>lasapienza poetica dei primitivi, anche se mancava al Gravina il concettonuovo vichiano, <strong>del</strong>l’universale poetico non appartenente alla riflessionema al “sensus communis”. Una modifica, quest’ultima, che è uncapovolgimento, ma che fu possibile soltanto per una estrema contiguitàdi concetti. Sono numerose le proposizioni <strong>del</strong> Gravina che sembranoanticipare, anche nei trattati stilistici, talune dignità vichiane, e di cuisoltanto in coda si coglie il presupposto razionalistico» 4 .È però a partire dal giudizio sull’opera <strong>del</strong> Verri che emerge il ritornoteoretico <strong>del</strong>l’indagine sugli italiani. A più riprese <strong>Morpurgo</strong>insiste sull’originalità <strong>del</strong> Verri, pur sottolineando l’occasionalità <strong>del</strong>lesue riflessioni estetologiche: in primo luogo il Verri, come evidenzianole sue riflessioni sulla musica, contrariamente al sensismo, «riducetutto il carattere emotivo, e quindi artistico, <strong>del</strong>la musica a piacere fattizio,a prodotto di associazione soggettiva. Di conseguenza, nell’età incui il Verri scrive nessuno manifesta una maggiore libertà dai vincoli<strong>del</strong>la consonantia platonica, ridotta nel settecento a regola psicofisica» 5 ;e sarà necessario giungere agli Essays on the Nature and Principles ofTaste di Alison, <strong>del</strong> 1790, per trovare, sottolinea <strong>Morpurgo</strong>, un’analogavalorizzazione <strong>del</strong>l’attività associativa 6 . Inoltre il Verri, e questa secondaconsiderazione rende più significativa la prima, è un empirista “piùrigoroso”, per esempio di Hume, in quanto «Sostituì all’obbligazione<strong>del</strong> gusto l’iniziativa <strong>del</strong> gusto (oggi diremmo l’“apertura” al gusto)» 7 ;e ciò non comporta, nota <strong>Morpurgo</strong>, una deriva scettica, poiché «Ilpunto sul quale il Verri insiste non è la relatività <strong>del</strong>la fruizione poetica,<strong>del</strong>l’ascolto musicale, ma il carattere di collaborazione attiva propriodi questi» 8 ; si tratta insomma di una «collaborazione <strong>del</strong> pubblico,in sede di intuizione, di visione, di ascolto» 9 che giunge a costituireuna particolare forma di oggettività, una sorta di sensibilità comunesoggettivo-oggettiva legata a rapporti sentimentali («di pena e soddisfazione,o annullamento di un dolore innominato, di suspance, ecc. » 10 ),certo variabili storicamente ma non arbitrari in quanto connessi, perlegami spesso non evidenti che aprono la possibilità <strong>del</strong>le moltepliciinterpretazioni, alla struttura <strong>del</strong>l’opera.60

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