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Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

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<strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>e l’estetica <strong>del</strong> gusto nel <strong>Settecento</strong> italianodi Paolo D’AngeloSe si eccettua il caso, in tutti i sensi eccezionale, di Vico, l’esteticaitaliana non ha avuto, nel <strong>Settecento</strong>, esponenti di statura autenticamenteeuropea. Ha avuto, sì, più di un protagonista capace di procacciareal suo pensiero – ma si tratta di cosa diversa – una circolazioneeuropea, da Muratori al Baretti, da Algarotti a Milizia; ma nessunocapace di offrire a quello che è stato chiamato, non a torto, il secolo<strong>del</strong>l’estetica, avvii veramente nuovi, di aprire strade sulle quali poi altrilo avrebbero seguito. La grande estetica <strong>del</strong> <strong>Settecento</strong> si costruisce aldi fuori <strong>del</strong>l’Italia, in Inghilterra, in Germania, in Francia. Per ognunodi questi paesi non sarebbe difficile indicare quattro o cinque nomi dipensatori innovativi, che hanno posto le basi per la riflessione sull’artee sulla bellezza non solo <strong>del</strong> loro secolo, ma anche di quelli a venire:Shaftesbury, Addison, Hutcheson, Hume, Burke nel mondo inglese;Du Bos, Batteux, Diderot, Rousseau in quello francese; Baumgarten,Herder, Lessing, Men<strong>del</strong>ssohn, Winckelmann, Kant in Germania, sononomi ai quali la nostra tradizione può affiancare solo personaggidi assai minore calibro, eredi o epigoni di tradizioni precedenti, almassimo capaci di fungere da tramiti di cultura, e di recuperare cosìun ruolo che può anche essere decisivo ma, appunto, su di un pianodifferente.Se ci si restringe poi al concetto <strong>del</strong> gusto, che è sì un concettoparticolare tra gli altri intorno ai quali discute l’estetica <strong>del</strong> <strong>Settecento</strong>,ma è insieme il problema centrale <strong>del</strong>l’estetica di quel secolo, ed,entro certi limiti, quello attorno al quale si costruisce l’estetica comedisciplina filosofica moderna, la situazione appare ancora più svantaggiosaper l’Italia. Anche in Italia, come nel resto <strong>del</strong>l’Europa, si discutemolto <strong>del</strong> gusto, lungo tutto il <strong>Settecento</strong>: ma se ne discute, salvo casisporadicissimi, senza neppure arrivare a porre quello che è il caratteristicoproblema teorico <strong>del</strong> gusto, ossia il problema <strong>del</strong>lo statuto gnoseologicodi questa curiosa “facoltà” o capacità che è senso ma insiemepiù che senso, che è un sentire ma anche un conoscere e un sapere.Né, su queste basi, si può arrivare a porre la questione <strong>del</strong> rapporto<strong>del</strong> gusto col giudizio intellettuale o quella, che veramente attraversatutto il <strong>Settecento</strong> e che giungerà ad una soluzione entro certi limiti37

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