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Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

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cessivo, L’essenza estetica e l’odierna filosofia <strong>del</strong>l’arte (1953). Secondo<strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> la riflessione estetica dalla fine <strong>del</strong>l’Ottocento aoggi, risolvendo il problema <strong>del</strong>l’arte in un problema di linguaggioartistico, arriva alla conclusione di stabilire un’identità di «artistico» ed«estetico» 16 . Di qui la necessità di approfondire il concetto di «estetico».Si è spesso predicato <strong>del</strong>la contemplazione estetica l’attributo dipienezza, di completezza, ossia di unità totalitaria: così, se conosciamoprogressivamente, temporalmente, le diverse parti di una statua, invecenella visione estetica ne cogliamo, attraverso l’anticipazione e la memoria,la totalità. Si è inoltre identificata la contemplazione estetica con«la dottrina <strong>del</strong> formalismo figurativo» 17 , secondo la quale l’esperienzaartistica si costituisce secondo principi formali puri, rigorosamente distintiper ogni arte e <strong>del</strong> tutto svincolati da elementi culturali ed emozionali.Un simile punto di vista, sostiene <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, se dauna parte ha contribuito efficacemente all’approfondimento <strong>del</strong>l’importanzache gli elementi formali e materiali hanno per l’opera d’arte,e allo sviluppo «<strong>del</strong> senso plastico e visivo contemporaneo (cubismo,cromatismo)» 18 , dall’altra però non può non dare luogo a un impoverimento<strong>del</strong> concetto di «artistico». Infine si è considerato come carattereinconfondibile <strong>del</strong>la rappresentazione estetica il fatto che la suaunità sia puramente formale, libera cioè da ogni interesse pratico eculturale.Ora, secondo <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, una tale unità estetica è <strong>del</strong>tutto separata dalla considerazione <strong>del</strong>l’arte, con la quale invece andavaconfusa nelle concezioni fin qui citate, e costituisce un problemaautonomo. Dopo aver citato la definizione di bellezza di L. B. Alberti,secondo la quale «bellezza è il concetto di tutte le parti accomodateinsieme […] di maniera che l’non si possa aggiungere o diminuire omutare cosa alcuna, che non vi stesse peggio. Ed è questa cosa grandee divina» 19 , <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> afferma: «Allorché diciamo bellouno spettacolo, è perché ogni sua parte è consona a un fine, in rapportoal quale lo consideriamo. Il risultato è bello quando appare comeciò che non potrebbe essere altrimenti. La bellezza implica formalmentela perfezione» 20 . È tale unità e compiutezza che rende la visioneestetica autonoma. Così, anche un discorso politico o un’argomentazionescientifica possono essere belli, quando gli argomenti si leganoin unità. Ma tale unità, pur soddisfacendo una nostra aspirazione,non è prevedibile. Per questo il bello, anche quello di natura, ci sorprendee ci meraviglia. È dunque da un non previsto legame dei momentidi un’esperienza che si forma una visione unitaria, o immagineestetica. In questo senso, secondo <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, l’esperienzaestetica non è una produzione ma una “consumazione”: «non esistegenio estetico ma gusto» 21 .La visione estetica si distingue da una visione estetistica, dal mo-77

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