12.07.2015 Views

Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

colpo», per dirla ancora con Wittgenstein, l’unità degli elementi checompongono l’opera, il giudizio «legge» il processo attraverso il qualequegli elementi si sono formati in unità. Scrive <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>a questo proposito: «La prerogativa <strong>del</strong> giudizio individuale sta appuntoin questo: che l’accento non cade sulla regola normativa di riuscita<strong>del</strong> processo formativo, e nemmeno sul processo <strong>del</strong>la riuscita elevatoa legge, ma sulla riuscita di quel processo, di quel risultato, ossiadi quella riuscita. In altri termini sta in quel processo come valore materialee non formale. Accontentarsi di un criterio formale di giudizio,vorrebbe dire perderne il carattere individuale: e ritornare a un giudizioo categoriale o classificatorio […] Il pericolo presente in ogni giudizioestetico è proprio di arrestarsi a un valore formale: alla soddisfazione<strong>del</strong> risultato raggiunto, <strong>del</strong>l’attesa-risposta; anziché cogliere unvalore materiale» 32 .Un tale giudizio individuale si istituisce dunque non in relazione auna classe ma a una «famiglia»: «Non esiste la regola o classe materiale<strong>del</strong> preferibile: sarebbe una classe senza “notae” […] Esiste la famiglia<strong>del</strong> preferibile a posteriori, ossia l’insieme <strong>del</strong>le cose preferite nelpresente con un senso di obbligazione» 33 . Un oggetto definito “bello”non è l’esemplare di una classe, ma qualcosa di unico, e tale unicità oindividualità si configura come il “precipitato” di una molteplicità disomiglianze e differenze, ossia di una rete di «somiglianze di famiglia».È questo che fa di un oggetto artistico qualcosa di «paradigmatico»,vale a dire un mo<strong>del</strong>lo senza esemplari. Una conseguenza di questorapporto tra «famiglia» e individuo (l’opera in quanto individualità) èche, se l’opera d’arte non è un’immagine mentale che si esprime in unoggetto materiale, ma è una “cosa”, ossia un oggetto concreto che sicostruisce materialmente, allora vengono rivalutati gli elementi formali,ovvero materiali <strong>del</strong>l’opera stessa.Vediamo meglio tale questione, anche in relazione alle riflessioni diun filosofo come Wittgestein che, seppure soltanto implicitamente, ètuttavia sicuramente presente in questo saggio, Gusto e giudizio; ne èun segnale la nozione di «famiglia»: non si tratta soltanto <strong>del</strong>l’uso diuna nozione, ma di una questione che è insieme estetica ed epistemologica.Nella conoscenza il principio di classificazione, in base al qualericonosciamo un oggetto o fenomeno in quanto appartenente a unaclasse, implica la nozione di «famiglia», nel senso che questa è la condizioneimplicita di quello. Prima – e qui “prima” è inteso non in sensocronologico bensì trascendentale, come “condizione” – di classificareun “universo” di oggetti o fenomeni, noi “cogliamo” una rete disomiglianze e differenze tra questo oggetto o fenomeno e un insiemedi oggetti o fenomeni, che hanno con quello appunto somiglianze difamiglia. È grazie a queste relazioni che si costituisce una classe e di81

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!