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Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

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che «in pratica dal giudicio <strong>del</strong>l’ascoltante», che riscontra nella destrezza<strong>del</strong>l’ingegno (sono ancora parole di Matteo Pellegrini) «un nonso che di vitale».Ecco allora una retorica che non si riduce, come per farla brevepotremmo dire avviene invece in Muratori, a “precettistica <strong>del</strong> convenevole”,ma elabora complessi nessi argomentativi che mirano a costruireelaborate strategie di sistema, tessendo insieme retorica e dialetticae indicando l’emergere <strong>del</strong> punto di vista e <strong>del</strong> luogo epistemico<strong>del</strong>l’estetico. Giusto dal punto di vista di una simile “sistematica <strong>del</strong>l’estetica”,al di là <strong>del</strong>l’impianto proposto da <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, sirivela allora la centralità strategica <strong>del</strong>la retorica per la costruzione<strong>del</strong>l’estetica moderna, e non è un caso che si possa oggi riscoprire lacentralità <strong>del</strong> pensiero retorico in Baumgarten, proprio nella sua originalissimariformulazione di questi stessi problemi.Possiamo subito tornare al primo <strong>Settecento</strong> italiano, a Muratori eGravina convincentemente indagati da <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> in quantoesponenti di un barocco moderato ormai in ritardo, che non ha piùle stesse ragioni teoriche e la stessa funzione storica di quella stagione.Si potrà condividere buona parte <strong>del</strong>l’analisi di <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>,e in particolare a proposito <strong>del</strong> carattere tutto sommato sterile dimolte <strong>del</strong>le ricerche “estetiche” di Muratori, ancora attardato nellequestioni più tipiche <strong>del</strong> dibattito barocco, ma appunto senza quellaluce, senza quelle aperture, e con una più rigida impostazione precettistica.E basterà effettuare qualche verifica, quasi ad apertura di pagina,nel trattato Della perfetta poesia italiana 16 , opera in cui spessoritornano questioni e atteggiamenti teorici tipici <strong>del</strong>la trattatistica barocca,ma appunto senza quella ampiezza di vedute, senza quella retedi connessioni, infine senza la nettezza di quel progetto sistematico.Così Muratori riprende le considerazioni di Tesauro sui condizionamentifisiologici e sulla dotazione psicologica caratteristiche dei poeti(Libro III, 2), polemizza col padre Le Moyne, il rivale di Tesauro, epoi col Tesauro stesso, a proposito dei “sofismi ingegnosi” (Libro II,4); soprattutto, poi, come ha fatto giustamente notare <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>17 , la definizione di ingegno proposta da Muratori («L’ingegnosecondo la mia sentenza altro non è se non quella virtù, e forza attiva,con cui l’Intelletto raccoglie, unisce, e ritruova le simiglianze, le relazioni,e le ragioni <strong>del</strong>le cose» 18 ) si propone di fatto come una mera riproposizione<strong>del</strong>le definizioni correnti nel pensiero <strong>del</strong> Seicento.Effettivamente, quando, poche righe dopo aver letto questa definizione,leggiamo che in relazione a essa si danno un ingegno vasto euno penetrante, sembra proprio di leggere le considerazioni usuali daBacone a Tesauro, e in particolare proprio la distinzione, da quest’ultimoproposta, fra perspicacia e versabilità <strong>del</strong>l’ingegno 19 . C’è peròanche qui, rispetto alle teorizzazioni secentesche, una caratteristica51

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