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Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

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Il giudizio di gusto:Nota sul pensiero di <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>di Roberto DiodatoOttima è stata l’idea di pubblicare in nuova edizione 1 i saggi che<strong>Guido</strong> <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> ha dedicato al concetto di gusto nell’estetica<strong>del</strong> <strong>Settecento</strong> italiano e di lingua inglese, poiché sono testimonianzeprecise sia di un modo di fare ricerca che ha molto da insegnare,sia di una fase <strong>del</strong> pensiero <strong>del</strong>l’autore a mio parere produttiva pergli orizzonti attuali <strong>del</strong>l’estetica. Opportunamente ai saggi storiograficisi accompagna la riedizione di un saggio teoretico, Gusto e Giudizio,così che la proposta di lavoro sia chiara: <strong>Morpurgo</strong> non è interessatoalla mera ricostruzione, bensì si immerge nella ricerca storica, condottain modo aggiornato e metodologicamente attrezzato, per comprenderein profondità e nelle sue sfumature la dimensione concettuale che staispezionando 2 . La storia <strong>del</strong>la filosofia non fine a se stessa, ma, nelsuo rigore e grazie al suo rigore, come prezioso servizio alla teoresi.Giuseppe Sertoli mette bene in luce, nella sua Presentazione <strong>del</strong>l’edizione,come la riflessione sul concetto di “gusto” descriva una fase<strong>del</strong>la riflessione di <strong>Morpurgo</strong> che si colloca tra quella “fenomenologica”disegnata dal volume Il concetto <strong>del</strong>lo stile pubblicato nel 1951, equella linguistico-semiotica che culminerà negli anni settanta. Ora èovvio che, trattandosi di approfondire il concetto di gusto e il suonesso col giudizio <strong>Morpurgo</strong> non poteva non rivolgersi in prima istanzaal <strong>Settecento</strong>, che non è solo in generale l’epoca-crogiuolo dallaquale emerge l’estetica come luogo filosofico insieme specifico e fondante,ma anche, per dir così, l’“epoca <strong>del</strong> gusto”.Ora, se è vero che i saggi dedicati da <strong>Morpurgo</strong> agli autori di linguainglese, in particolare a Addison e al confronto Burke-Hume sono contributistoriografici più rilevanti e hanno un ritorno teoretico maggiore,si può anche notare come compaiano spunti interessanti, relativamentea problemi cruciali, anche nel lavoro dedicato all’estetica italiana. Si trattaper esempio <strong>del</strong> giudizio sul Gravina; noi sappiamo oggi <strong>del</strong>la rilevanza<strong>del</strong>l’opera di Gravina, <strong>del</strong>la sua “modernità” anticipante il concettocritico di gusto, e questa è già colta con precisione da <strong>Morpurgo</strong>, per ilquale Gravina è «il primo dei nostri trattatisti ad alternare il punto divista precettistico (<strong>del</strong>l’autore) con quello fenomenologico (<strong>del</strong> pubblico),se non metodicamente, almeno di fatto» 3 . E di particolare acume59

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