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Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

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pensava soprattutto al fatto che il concetto di gusto costituisce unanozione centrale in ogni estetica <strong>del</strong>la ricezione, cioè in ogni esteticaorientata sul rapporto tra opera e pubblico, opera e lettore o spettatore.E <strong>Morpurgo</strong> cercava nel <strong>Settecento</strong> appunto le basi di un’estetica<strong>del</strong>la ricezione, anche se, ovviamente, non usava ancora, agli inizi deglianni Sessanta, questa dizione, che sarebbe più tardi divenuta corrente,per opera dei lavori di Jauss, e parlava piuttosto di una estetica«<strong>del</strong>la fruizione».Un’altra risposta possibile riguarda il modo di intendere la storia<strong>del</strong>l’estetica, e, conseguentemente, il modo di farla, e ci può aiutare acapire che tipo di storico <strong>del</strong>l’estetica sia stato <strong>Guido</strong> <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>.In Estetica si chiamano “storia” due tipi di attività abbastanzadiverse. La prima consiste nella interpretazione, nella lettura e commentodi singoli testi (presuntivamente “grandi testi”) letti gettandoun ponte diretto tra i nostri problemi e quelli che essi pongono; laseconda consiste nella ricostruzione <strong>del</strong>la “cultura estetica” di un determinatoperiodo o di un determinato ambiente, leggendo i testi neiloro legami con i problemi <strong>del</strong>le arti, con le idee degli artisti, e indagandoi loro riflessi su questi ultimi. Non è una situazione anomalarispetto a quello che accade in altri settori <strong>del</strong>la ricerca filosofica. Direianzi che ovunque, nella ricerca filosofica, si constata la presenza <strong>del</strong>ladicotomia che abbiamo sommariamente descritto 7 .Si tratta di due attività che sono entrambe pienamente legittime.Pensiamo soltanto a quante idee produttive sono venute da “storie” o“saggi storici” <strong>del</strong> primo tipo dedicati a opere come la Poetica di Aristoteleo l’Estetica di Hegel. Resta il fatto che si tratta di due attivitàpiuttosto diverse: diverse nei metodi, nei risultati e anche, in certa misura,negli scopi.<strong>Morpurgo</strong> ha praticato in modo eccellente tutti e due i tipi di “storia<strong>del</strong>l’estetica”. Ci ha dato grandi letture di testi singoli – pensiamoalle interpretazioni di Aristotele e di Demetrio, in Linguistica e stilisticadi Aristotele e in Demetrio: <strong>del</strong>lo stile 8 . Anche il lavoro storiograficoche ha avuto maggiore circolazione tra quelli composti da <strong>Morpurgo</strong>,L’esthétique contemporaine <strong>del</strong> 1960 credo possa rientrare in questaprima categoria, perché è una storia di autori interpretati nella lorosingolarità. Ma, accanto a questo tipo di lavoro storico, <strong>Morpurgo</strong> ciha dato anche opere che sono la ricostruzione <strong>del</strong>le idee estetiche diun determinato periodo, in cui i “minori” possono avere un ruolo noninferiore a quello dei “maggiori”, e in cui l’obiettivo principale è quellodi ricostruire un tessuto culturale, attento agli scambi tra disciplineretoriche ed estetica filosofica, tra istituzioni letterarie e idee filosofichesulle arti. Lavori come Aristotelismo e Barocco, ma anche quello dicui ci occupiamo, sul concetto di gusto nel <strong>Settecento</strong> italiano, rientranoin questa seconda categoria, anche se è vero che <strong>Morpurgo</strong> era39

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