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Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

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te potrà essere compreso nella sua interezza dalla mente umana, naturalmentepriva di quei caratteri; da qui il senso di una bellezza chetrascende il gusto e può esser còlta interamente solo per effetto di unrapimento mistico – in termini settecenteschi, per “entusiasmo”. Dunque,il carattere “ideale” <strong>del</strong> bello determina ed esplica ad un tempoil carattere intellettuale <strong>del</strong> gusto e il suo superamento; e la fondamentaleaporia <strong>del</strong> concetto di gusto nel <strong>Settecento</strong> inglese deve appuntoimputarsi alla faticosa integrazione di elementi platonici tradizionali inun’indagine rivolta essenzialmente ai processi mentali coinvolti nell’apprezzamento<strong>del</strong> bello.La lettura “empiristica” di <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> è in parte da rivedereanche relativamente ai temi <strong>del</strong>la creazione artistica. Penso ad esempioall’idea che la differenza fra estetica italiana e inglese sia datadalla mancanza di normatività <strong>del</strong>la seconda, la quale non avrebbe statutodi «prescrizione tecnica», ma «carattere più descrittivo» (p. 135).È un’affermazione da accogliersi con cautela ove si consideri, ad esempio,che Reynolds, West e Füssli pronunziarono e poi pubblicarono iloro discorsi sull’arte agli studenti <strong>del</strong>la londinese Royal Academy conintento più che mai sistematico e metodologico; che Hogarth dedicòla seconda parte <strong>del</strong>la sua Analisi <strong>del</strong>la bellezza (1753) all’esposizionedi una minuta precettistica esecutiva; o che Shaftesbury già nel 1712scrisse un trattato come la Notion of the Historical Draught allo scopopreciso di istruire il pittore napoletano Paolo De Matteis sulla realizzazionedi un dipinto ispirato al tema di Ercole al Bivio 16 . (E quest’ultimacircostanza sembra confortare l’ipotesi di Giuseppe Sertoliche la conoscenza dei testi inglesi da parte di <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>dipenda in larga misura dall’antologia di Mario Manlio Rossi 17 , oveeffettivamente la Notion non è inclusa e neppure menzionata.)Ricordo poi che sempre nella Notion of the Historical Draught il«probabile o verisimile» è indicato quale carattere costitutivo e «primaverità» <strong>del</strong>l’arte 18 . Sicché è ancora strano trovare proprio nelle paginedi <strong>Morpurgo</strong> dedicate a Shaftesbury l’affermazione che nell’Inghilterra<strong>del</strong> <strong>Settecento</strong> fu assente «una problematica <strong>del</strong> verosimile analogaa quella celebre italiana» (p. 133). Al contrario, la verisimiglianzafu tra i principî guida <strong>del</strong>la teoria artistica settecentesca e cardinalea tutta l’estetica <strong>del</strong> classicismo inglese 19 . Principio ch’è a sua voltaretaggio neoplatonico: l’arte si connota in virtù <strong>del</strong> suo contenuto“ideale” che la nobilita a fronte di una concezione puramente mimetica<strong>del</strong> genio come pedissequo imitatore <strong>del</strong>la natura; e quell’ideale neidiversi trattati sarebbe determinato o dall’idea infusa nella materia dallamente <strong>del</strong>l’artista o dall’ispirazione divina di cui questi fa esperienza.Viene qui in primo piano il rapporto fra estetica italiana e inglesequal è descritto da <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, la cui disamina conservagrande validità e utilità generale, ma non è priva di qualche minuta29

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