12.07.2015 Views

Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

imprecisione: le differenze indicate non sembrano tanto recise (prescrizionee verisimiglianza); e così le analogie proposte dovranno in parterimeditarsi.La prima di queste riguarda l’unità d’intenti e fini – con differenzemeno sostanziali che formali – riscontrabile nell’estetica italiana einglese. La proposta è altamente suggestiva; ma sul piano storico è naturalmenteazzardato trarre conclusioni in termini di consonanze intellettualiladdove queste non siano dichiarate o appaiano solo adombrateda circostanze più spesso casuali: posto che in Addison e in Shaftesbury,come assume <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, echeggino motivi presentianche in Muratori, ciò non assicura molto in termini di “simpatia”speculativa fra Italia e Inghilterra. Di fatto Addison aveva una conoscenzapiuttosto limitata <strong>del</strong>la cultura italiana, a quanto attesta il Catalogue<strong>del</strong>la sua biblioteca 20 ; e Shaftesbury, che risiedette stabilmentea Napoli negli ultimi anni di vita, ebbe pochi e sporadici rapporti congli intellettuali <strong>del</strong> luogo e appare tutt’altro che informato <strong>del</strong>le ricercheerudite che vi si andavano svolgendo presso il circolo dei Cartesiani,ad esempio, o l’Accademia degli Investiganti. In termini “paralleli”a quelli formulati da <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, vorrei dire che, se purenel <strong>Settecento</strong> vi fu certo un risveglio d’interesse per l’Italia e la suacultura, testimoniato anche dal numero e dalle presenze di viaggiatoriinglesi, a quell’interesse fu tuttavia estranea la cultura italiana coeva.<strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> insiste sulle analogie dottrinali solo superficialmenteoccultate da divergenze riconducibili a «sapienza retorica» e«competenza stilistica», specialità italiche <strong>del</strong> tutto assenti in Inghilterra,ove l’azione <strong>del</strong>la filosofia empiristica aveva piuttosto sviluppatoun’«attitudine alla riflessione» (p. 130); e lo studioso addita nelle rispettiveipostasi <strong>del</strong> «gentleman» e <strong>del</strong> «dotto» tutta la differenza fra le teorie<strong>del</strong> gusto elaborate nei due Paesi (p. 132). Il gusto degli Inglesi edegli Italiani differiva però nel concreto non meno che nell’astratto; el’indagine teorica sul gusto in corso in Italia poteva giungere solo pocopiù che flebilmente all’orecchio degli Inglesi, essendo diverso il lorogusto nella pratica. Gli Inglesi rimasero piuttosto insensibili a quantosul piano artistico e letterario venne producendosi in Italia già a partiredalla seconda metà <strong>del</strong> Seicento e per gran parte <strong>del</strong> <strong>Settecento</strong>.L’attrazione su di loro esercitata dall’arte italiana andava poco oltreMichelangelo e Raffaello; essi amavano assai più Rembrandt, Poussin,Claude, gli Olandesi che non Caravaggio, Reni, Pietro da Cortona oSalvator Rosa. Shaftesbury commentò piuttosto duramente l’arte barocca,definendo Bernini «un apostata <strong>del</strong>la statuaria»; Annibale Carracciun imitatore di imitatori, pittore di «seconda mano» poco «immediato»e «originale»; Caravaggio un divulgatore di «brutte figure»in uno stile «ferino» e «agli antipodi <strong>del</strong>la grazia»; Reni un artista la cuiperizia non andava oltre «le air de tête» 21 . Gli Inglesi avevano la sen-30

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!