ne» 3 . Scrive <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> a questo proposito: «Nel quadro hoinsieme una figura percepita e una rappresentazione immaginata, e ilmiracolo artistico è appunto la loro coincidenza» 4 . Quando invececontemplo un individuo reale come un quadro, o il suo ritratto comelui stesso, allora perdo o l’individuo o il quadro. Nell’opera d’arte,dunque, l’immagine «s’imprigiona» nella figura 5 ; essa è estetica se restalegata alla percezione, ovvero alla figura, giacché non appena «sene separa, si disfa in gratuità psicologico-culturale» 6 . È proprio graziea questa sua «servitù» alla figura 7 , che l’immagine è artistica e, inquanto tale, dà luogo a una molteplicità di rappresentazioni (culturalied emotive) sempre comunque legate agli elementi materiali <strong>del</strong>lafigura stessa. La conseguenza è che la dimensione estetica – dimensionepropriamente legata agli elementi materiali <strong>del</strong>l’opera – non esauriscel’arte 8 , perché «l’arte è una realtà estetica e culturale» 9 . L’immagineè dunque una rappresentazione artistica finché «abita le sue figure:quelle precise frasi di un linguaggio sensibile, letterario o musicaleo pittorico ecc., dispositivi materiali che fanno la realtà estetica <strong>del</strong>l’arte(l’opera d’arte è una cosa)» 10 .In questo senso si può dire che l’arte è un’“idea sensibile”, a condizioneperò di intendere tale definizione non come un’idea che si fasensibile, come nel caso <strong>del</strong>l’apparizione sensibile <strong>del</strong>l’idea hegeliana,ma come una realtà sensibile che si fa ideale. Per questo, afferma <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>,l’arte è «reale e irreale insieme» 11 . In definitiva: «la“rappresentazione” stessa che il linguaggio figurativo produce, inquanto unità è sempre in qualche modo estetico-culturale e non puramenteestetica» 12 . Tuttavia una tale «unificazione <strong>del</strong>l’arte è sempreprovvisoria. Quando è definitiva, non è più estetica» 13 . Un’immaginediventa “definitiva”, quando si è staccata dalla sua figura; in quantotale essa si trasforma in memoria artistica e dunque in un fenomenoesclusivamente culturale, ormai incapace di produrre rappresentazionisempre nuove e diverse, anche se proprio questo processo rappresentativoha reso possibile, a un certo punto, il prodursi di quell’immaginedefinitiva. Un’immagine è dunque artistica «finché mantienepresenti, nella sensazione o nella memoria, le sue figure», è inveceesclusivamente culturale «quando si scioglie da queste» 14 . Di qui, secondo<strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, la differenza tra la memoria di un musicistae quella di un dilettante: «l’una è artistica, l’altra culturale. L’unaè una presenza estetica – <strong>del</strong>l’immagine nelle sue figure – l’altraun’evasione – spesso arbitraria» 15 . È questa evasione dalle loro figureche spesso è toccata in sorte a immagini quali, per esempio, la Giocondao Amleto: è allora che tali immagini si sono trasformate in memoriaculturale, standardizzata e convenzionale.Che il criterio estetico non sia sufficiente a risolvere il problema<strong>del</strong>l’arte, <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> lo ribadisce in uno scritto di poco suc-76
cessivo, L’essenza estetica e l’odierna filosofia <strong>del</strong>l’arte (1953). Secondo<strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> la riflessione estetica dalla fine <strong>del</strong>l’Ottocento aoggi, risolvendo il problema <strong>del</strong>l’arte in un problema di linguaggioartistico, arriva alla conclusione di stabilire un’identità di «artistico» ed«estetico» 16 . Di qui la necessità di approfondire il concetto di «estetico».Si è spesso predicato <strong>del</strong>la contemplazione estetica l’attributo dipienezza, di completezza, ossia di unità totalitaria: così, se conosciamoprogressivamente, temporalmente, le diverse parti di una statua, invecenella visione estetica ne cogliamo, attraverso l’anticipazione e la memoria,la totalità. Si è inoltre identificata la contemplazione estetica con«la dottrina <strong>del</strong> formalismo figurativo» 17 , secondo la quale l’esperienzaartistica si costituisce secondo principi formali puri, rigorosamente distintiper ogni arte e <strong>del</strong> tutto svincolati da elementi culturali ed emozionali.Un simile punto di vista, sostiene <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, se dauna parte ha contribuito efficacemente all’approfondimento <strong>del</strong>l’importanzache gli elementi formali e materiali hanno per l’opera d’arte,e allo sviluppo «<strong>del</strong> senso plastico e visivo contemporaneo (cubismo,cromatismo)» 18 , dall’altra però non può non dare luogo a un impoverimento<strong>del</strong> concetto di «artistico». Infine si è considerato come carattereinconfondibile <strong>del</strong>la rappresentazione estetica il fatto che la suaunità sia puramente formale, libera cioè da ogni interesse pratico eculturale.Ora, secondo <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, una tale unità estetica è <strong>del</strong>tutto separata dalla considerazione <strong>del</strong>l’arte, con la quale invece andavaconfusa nelle concezioni fin qui citate, e costituisce un problemaautonomo. Dopo aver citato la definizione di bellezza di L. B. Alberti,secondo la quale «bellezza è il concetto di tutte le parti accomodateinsieme […] di maniera che l’non si possa aggiungere o diminuire omutare cosa alcuna, che non vi stesse peggio. Ed è questa cosa grandee divina» 19 , <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong> afferma: «Allorché diciamo bellouno spettacolo, è perché ogni sua parte è consona a un fine, in rapportoal quale lo consideriamo. Il risultato è bello quando appare comeciò che non potrebbe essere altrimenti. La bellezza implica formalmentela perfezione» 20 . È tale unità e compiutezza che rende la visioneestetica autonoma. Così, anche un discorso politico o un’argomentazionescientifica possono essere belli, quando gli argomenti si leganoin unità. Ma tale unità, pur soddisfacendo una nostra aspirazione,non è prevedibile. Per questo il bello, anche quello di natura, ci sorprendee ci meraviglia. È dunque da un non previsto legame dei momentidi un’esperienza che si forma una visione unitaria, o immagineestetica. In questo senso, secondo <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, l’esperienzaestetica non è una produzione ma una “consumazione”: «non esistegenio estetico ma gusto» 21 .La visione estetica si distingue da una visione estetistica, dal mo-77
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