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Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

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mento che quest’ultima implica un universo in funzione <strong>del</strong>le sue apparenze,che in tal modo hanno perduto ogni criterio di unità: il risultatoè un universo che è diventato soltanto spettacolo. Nello stessotempo l’estetico va distinto dall’artistico, appunto perché “consumazione”anche di ciò che l’artista gli offre. Se la rappresentazione esteticaè volta all’unità e alla simmetria, una tale integralità unitaria o bellezzasi presenta nella lettura di un romanzo, di un quadro, o di un trattatoscientifico: «Ciò significa che l’esteticità appartiene alla struttura<strong>del</strong>l’esperienza, di ogni esperienza» 22 . In definitiva, <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>accetta l’identità di estetico e linguistico, non perché ogni linguaggiosia estetico, ma perché l’esteticità si manifesta sempre come uncerto linguaggio: solo dove c’è linguaggio, troviamo valore o disvaloreestetico.In particolare, secondo <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>, se fino a oggi il criteriodi verità o di valore in sede estetica era stato quello di «conformitàa una regola», oggi invece il valore di un’opera d’arte viene pensatocome il suo costituire una regola. Ed è proprio l’arte contemporaneaa non porsi più come la realizzazione di un mo<strong>del</strong>lo reale o ideale,al modo classicistico, e nemmeno come espressione oggettiva di uncontenuto soggettivo, al modo romantico: l’opera d’arte oggi si ponecome «paradigma o schema di gusto» 23 . Per questo, afferma <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>,se l’attività artistica è sempre stata «prescrittiva <strong>del</strong> gusto»,solo quella odierna lo è «intenzionalmente e si esibisce cometale» 24 . Questo significa allora che solo le opere d’arte di oggi esibisconoin modo esemplare la loro intransitività, la loro autonomia daogni riferimento esterno, la loro autoreferenzialità; non si danno comeforme già formate, ma come forme che si formano sempre e di nuovo,in relazione a un contenuto che è a loro interno e che rappresentanoin modo sempre diverso, senza che nessuna rappresentazione sia maidefinitiva.Nel saggio Expérience, Art, Philosophie (1964), <strong>Morpurgo</strong>-<strong>Tagliabue</strong>afferma che l’arte oggi non ha niente a che fare con la verità, nécon la perfezione. La difficoltà <strong>del</strong>l’estetica moderna si riduce a unaquestione: come mettere insieme, senza contraddizione, due aspettiche i teorici hanno sempre riconosciuto propri <strong>del</strong>l’oggetto estetico:l’evidenza, ossia la presenza viva <strong>del</strong>le cose sotto i nostri occhi, e l’universalità.Non si possono infatti considerare i personaggi letterari, imonumenti <strong>del</strong>l’architettura, le scene di quadri, ecc., come individui,dal momento che essi sono dotati di uno spessore semantico, di unaricchezza concettuale, che è sconosciuta alla rappresentazione ordinaria;un messaggio poetico è dotato di un significato ben più ricco diun qualunque discorso comune. In particolare, è l’intransitività <strong>del</strong>l’espressioneartistica a produrre la ricchezza semantica <strong>del</strong> messaggio25 . Non a caso, se nel discorso comune tutti i segni sono transitivi,78

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