Grandi maestri piccole sculture
da Depero a Beverly Pepper a cura di Lara Vinca Masini
da Depero a Beverly Pepper
a cura di Lara Vinca Masini
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Costantino Nivola<br />
(1911-1988)<br />
La danza dell’àrgia, 1980;<br />
bronzo, h cm 15. Archivio Nivola,<br />
New York 818 P. Acquisito dalla<br />
moglie dell’artista.<br />
Studiava in Sardegna nello studio del pittore Mario<br />
Delitala, mentre lavorava come muratore. Passava poi<br />
all’Istituto Superiore per le Industrie Grafiche di Monza<br />
dove insegnavano Marino Marini e gli architetti Persico<br />
e Pagano. Divenuto direttore dell’Ufficio Grafico della<br />
Olivetti, vicino a Leonardo Sinisgalli, Alfonso Gatto,<br />
Salvatore Quasimodo, che facevano parte dell’entourage<br />
di Adriano Olivetti. Sposò Ruth Guggenheim. Dal<br />
1936 al 1938 realizzò una serie di Murali per la FIAT e<br />
per il Padiglione italiano della Fiera Internazionale di<br />
Parigi del 1937. A New York nel 1938, dove si rifugiava<br />
durante le persecuzioni razziali, è stato direttore artistico<br />
e disegnatore della rivista “Interiors and Industrial<br />
Design”. Aveva conosciuto nel 1936 Le Corbusier col<br />
quale divise, per quattro anni, lo studio, che lo incoraggiava<br />
a dedicarsi totalmente alla scultura, che iniziava<br />
secondo le linee di un raffinato postcubismo. Elaborava<br />
poi una sua tecnica particolare, a “sand-casting” (colata<br />
in sabbia), modellando, in negativo, rilievi sulla sabbia,<br />
che usava come calchi, colandovi cemento e gesso. Con<br />
questo mezzo realizzava il Murale per il negozio Olivetti<br />
a New York (1953) e i 132 pannelli (14.000 m2) di un<br />
bassorilievo per la McCornick Place a Chicago. Ha lavorato<br />
anche per l’architetto Eero Saarinen. Ha realizzato<br />
opere monumentali negli Stati Uniti e in Europa.<br />
Nel suo lavoro si è sempre ispirato a quel significato<br />
atavico della natura, insito nella sua identità di artista<br />
e legato alle sue origini, realizzando opere di una forza<br />
primigenia, archetipiche, che sembrano ritrovare le<br />
radici che uniscono antico e moderno in una lingua<br />
universale.<br />
Le sue forme sono spoglie, essenziali, aperte, spesso<br />
materiche, come erose dalla sabbia e dal vento, o rinvenute<br />
in uno scavo archeologico.<br />
Accanto a queste ha elaborato forme dalla superficie<br />
lucida, a riflettere la luce, che si aprono come ali o come<br />
veli sollevati nella danza (in questo caso dalle contorsioni<br />
e dalle convulsioni provocate dal morso di un ragno<br />
nero, velenoso, definite in Sardegna Danza dell’àrgia),<br />
raffigurate in questa piccola scultura in bronzo degli anni<br />
Ottanta, presente in mostra.<br />
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