Grandi maestri piccole sculture
da Depero a Beverly Pepper a cura di Lara Vinca Masini
da Depero a Beverly Pepper
a cura di Lara Vinca Masini
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Scultura postbellica e contemporanea<br />
Augusto Perez<br />
(1929-2000)<br />
Dal 1936 a Napoli, inizia il suo apprendistato di scultura<br />
mentre prosegue gli studi fino ai primi anni di architettura,<br />
che lascia per dedicarsi completamente alla scultura.<br />
Sono gli anni Cinquanta, in pieno clima esistenzialista,<br />
l’Informale denunciava “la crisi dell’arte […]<br />
come scienza europea […] che Husserl descrive come<br />
caduta della finalità e del tèlos” come scriveva Argan.<br />
L’Informale non poggia più su una linea “estetica”,<br />
ma su una concezione trasgressiva dell’arte, quale può<br />
essere quella di una società che non vive più sulla storia<br />
del passato, ma su un presente che ha visto distruzioni e<br />
stragi, che ha violato la ragione, mettendo in crisi il concetto<br />
stesso di umanità. Perez trasmette questa consapevolezza<br />
alla sua scultura. Già Cesare Brandi parlava, nel 1954,<br />
dell’“erosione implacabile della figuratività” e di una “sorta<br />
di incredulità per quel residuo di immagine che appare e<br />
scompare”. (F. Gualdoni, Augusto Perez, Novara 2000).<br />
Il gesto di Perez, nel plasmare la terra, questa materia<br />
madre, è violento e possessivo allo stesso tempo, è erotico<br />
e distruttivo, tende a distruggere l’immagine e a farla<br />
riemergere macerata e dolente, nella sua interiorità che<br />
assurge a simbolo, a specchio di una umanità che accetta<br />
la propria distruzione, dalla quale possa rinascere.<br />
L’opera in mostra, Danzatrice, 1993, in argento, si propone<br />
come un prezioso reperto di un mondo in disfacimento.<br />
Danzatrice, 1993; argento,<br />
cm 58x19,5x14,5. Acquisito<br />
dall’artista.<br />
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