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Grandi maestri piccole sculture

da Depero a Beverly Pepper a cura di Lara Vinca Masini

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Futurismo<br />

Gino Severini<br />

(1883-1966)<br />

Danzatrice in punta di piedi, 1962;<br />

bronzo, h cm 35. Famiglia Severini,<br />

tramite Galleria La Scaletta, S.<br />

Polo d’Enza.<br />

Dopo aver conosciuto a Roma, nel 1897, Boccioni e Balla,<br />

che lo iniziava al Divisionismo, che allora egli seguiva a<br />

Parigi, nel 1910 era tra i firmatari dei manifesti della pittura<br />

futurista e, vivendo a Parigi, si poneva come tramite tra il<br />

Cubismo e il Futurismo. Amico di tutti gli artisti cubisti,<br />

sposava la figlia dello scrittore Paul Fort. Nel 1914 pubblicava<br />

un suo Manifesto sull’arte (“Noi vogliamo racchiudere<br />

l’universo nell’opera d’arte. Gli oggetti non esistono più”:<br />

ne era l’inizio). Era il periodo dei suoi quadri sulle “analogie”<br />

(Ballerina + mare; Danzatrice + mare + mazzo di fiori).<br />

Attraverso questi lavori si avvicinava al concetto di “durata”<br />

del filosofo Bergson, filtrato attraverso Marinetti, contraria,<br />

in certo senso, alla scansione ripetitiva, spazio-temporale<br />

di Balla e alla fotodinamica di Anton Giulio Bragaglia.<br />

Scriveva: “Esistono due specie di ‘analogie’: le ‘analogie<br />

reali’ e le ‘analogie apparenti’. Per esempio: ‘Analogie<br />

reali’: il mare con la sua danza sul posto, movimenti di<br />

zig zag e contrasti scintillanti di argento e smeraldo evoca<br />

nella mia sensibilità plastica la visione lontanissima di<br />

una danzatrice coperta di paillettes smaglianti nel suo<br />

ambiente di luce, rumori e suoni. Perciò mare=danzatrice,<br />

‘Analogie apparenti’: l’espressione plastica dello stesso<br />

mare che per analogia reale evoca in me una danzatrice<br />

mi dà, al primo sguardo, la visione di un gran mazzo di<br />

fiori. Queste ‘analogie apparenti’, superficiali, concorrono<br />

ad intensificare il valore espressivo dell’opera plastica. Si<br />

giungerà a questa realtà: mare=danzatrice=mazzo di fiori”.<br />

Scrive Maurizio Calvesi che Severini sembra sostituire la<br />

leggerezza e il brio alla foga di Boccioni e alla densità di<br />

Carrà; lo sviluppo ritmico dei suoi lavori, il loro andamento<br />

musicale, il gioco delle rifrazioni fa sì che essi acquistino<br />

una qualità particolare e che si trasformino in una sorta di<br />

simboli cromatici. Dopo la prima guerra mondiale, a Parigi,<br />

il lavoro di Severini volgeva verso il Cubismo sintetico e,<br />

di seguito, verso le linee del nuovo classicismo europeo<br />

del “ritorno all’ordine”. Affreschista, mosaicista, ritornava,<br />

nei suoi ultimi anni, a moduli futuristi. Nel 1952 avrebbe<br />

ricostruito il suo notissimo lavoro, La danza del pan pan al<br />

Monico del 1910-1912, andato distrutto durante la guerra.<br />

Appartiene alla collezione Bertini questa piccola scultura,<br />

Danzatrice in punta di piedi del 1962, nella quale l’artista<br />

traspone in scultura le leggi del dinamismo futurista e la<br />

scansione dei piani di riferimento cubista che ha usato<br />

sempre nella pittura, mantenendo quel brio, quella foga,<br />

quell’andamento musicale di cui scriveva Calvesi.<br />

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