Grandi maestri piccole sculture

Scultura postbellica e contemporanea
Luigi Mainolfi
(1948)
Inizia con calchi in gesso del proprio corpo, che, nelle
sue azioni, presenta lasciandone sciogliere i pezzi in una
pozza d’acqua. Già proponeva, così, il tema del frammento.
Passò poi all’uso della ceramica, che plasma in
risultati metamorfici, di matrice informale. Usa spesso
il rosso pompeiano della terracotta, realizzando lavori
allusivi a un vitalismo primitivo, precoscienziale, come,
ad esempio, nella grande Lumaca che si leva da un pozzo,
presente nella collezione Gori di Celle. Opera anche
secondo ricerche polimateriche, usando bronzo verde
e terracotta insieme, marmo e terra, tufo e lava, sempre
materie vicine alla terra e ai suoi significati antropologici.
Recentemente, come in questo Cavallo in mostra, del
2000, si serve di materiali ferrosi, in questo caso filo di
ferro, a creare un’immagine sintetica, che assume quasi
l’aspetto di un simbolo e quello di un gioco leggero.
Cavallo, 2000; filo di ferro,
cm 65x72. Aurelio Amendola,
Pistoia.
314 315