Grandi maestri piccole sculture
da Depero a Beverly Pepper a cura di Lara Vinca Masini
da Depero a Beverly Pepper
a cura di Lara Vinca Masini
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Concretismo<br />
Contrappunto, 1973; ottone, cm<br />
50x50x15. Pubblicato in Fausto<br />
Melotti, a cura di L. Gualdoni,<br />
Galleria d’Arte Maggiore, Bologna<br />
2000.<br />
A fianco<br />
Il giudizio di Paride, 1979; ottone,<br />
cm 21x21. Aurelio Amendola, 2001.<br />
Fausto Melotti<br />
(1901-1986)<br />
Ingegnere, diplomato a Brera, esperto musicista, cultore<br />
delle regole del contrappunto e dell’armonia, cugino di<br />
Carlo Belli, teorico degli astrattisti italiani e autore del<br />
libro di aforismi Kn, realizzava, dal 1933, i suoi straordinari<br />
rilievi impostati sulla geometria come “divina proporzione”,<br />
come “armonia”, svolti secondo un andamento<br />
armonico, musicale, perfetto che presentava, con altre<br />
<strong>sculture</strong>, al Milione di Milano. Nell’autopresentazione<br />
Melotti scriveva: “L’arte è stato d’animo angelico. Essa<br />
si rivolge all’intelletto, non ai sensi. Per questo è priva<br />
d’importanza la ‘pennellata’ in pittura, e in scultura la<br />
modellazione (impronte digitali della personalità – il<br />
tocco ‘espressivo’ inutile all’arte=arte; lo strumento più<br />
adatto alla musica contrappuntistica è l’organo, strumento<br />
senza tocco. Non la modellazione ha importanza ma la<br />
modulazione. Non è un gioco di parole: modellazione<br />
viene da modello=natura=disordine; modulazione da<br />
modulo=canone=ordine. Il cristallo incontra la natura”.<br />
Quasi tutte le opere presentate allora andarono perdute<br />
sotto i bombardamenti. Fino alla fine della guerra egli cesserà<br />
di lavorare alla scultura, dedicandosi alla ceramica, se<br />
non per i suoi metafisici Sette savi, che presentava nel 1937<br />
nell’ambito di una lezione dell’architetto Ernesto Nathan<br />
Rogers su “La costante uomo”. Riscoperto nel 1966, alla<br />
XXXIII Biennale di Venezia, nella mostra Aspetti del<br />
primo astrattismo italiano, curata da Nello Ponente, lavorerà,<br />
da allora, su una scultura che dialoga con lo spazio,<br />
facendo ancora uso di elementi geometrici, cerchi, sfere,<br />
ovali, in rapporti armonici. Teorico di uno spazio “ben<br />
temperato”, nel suo gioco continuo di strutture filiformi,<br />
di gabbie trasparenti, di ritmi leggeri, di lastrine vibranti,<br />
crea opere-poesia, opere-musica, alle quali appone dei<br />
titoli carichi di sottile ironia (L’infinito, 1969; Le due lune,<br />
1970; Il viaggio della luna, 1974; Le ragioni nascoste per le<br />
quali la balia del re detta ‘boudoir’ dalle sacre mammelle venne<br />
derisa, 1976). Realizzerà, poi, i suoi deliziosi Teatrini in<br />
ceramica, gesso, oggetti vari.<br />
In mostra due lavori: il primo, Contrappunto del 1973, in<br />
ottone, è un gioco fatto di straordinari bilichi di cerchi,<br />
semicerchi, linee che sembrano perdersi in una danza<br />
nello spazio. Il secondo, Il giudizio di Paride, del 1979,<br />
pure in ottone, è una piccola recita mitologica che si svolge<br />
entro una trasparente scena, con tre figurette filiformi<br />
dalle piccolissime teste sferiche: Venere, Minerva e un<br />
Paride al centro, impegnato nella difficile scelta, il pomo<br />
dorato ai suoi piedi.<br />
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