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Grandi maestri piccole sculture

da Depero a Beverly Pepper a cura di Lara Vinca Masini

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a cura di Lara Vinca Masini

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Scultura postbellica e contemporanea<br />

Zoltan Kemèny<br />

(1907-1965)<br />

A Marsiglia durante la seconda guerra mondiale, dal<br />

1919 a Zurigo, realizzava collage ad altorilievo con<br />

sabbia e sassi. A Parigi dal 1930, si dedicava all’architettura<br />

e creava disegni per ferro battuto e per incisione su<br />

vetro. Passava, poi, ai “rilievi” in metallo, con materiali<br />

industriali – dai bulloni, alle viti, ai trucioli metallici –<br />

che disponeva in serie ritmica, secondo una variazione<br />

continua e ricca di creatività con chiaro riferimento ai<br />

ready-made di Duchamp, ma senza la sua ironia corrosiva,<br />

mirando anzi a fare dei propri lavori opere di alto<br />

significato estetico. Dopo aver vinto nel 1964 il Premio<br />

per la Scultura alla Biennale di Venezia, moriva improvvisamente,<br />

quasi a confermare una brutta superstizione,<br />

legata, appunto, ai premi della Biennale.<br />

Il lavoro in mostra Printemps, Oeuvre 175, 1964, realizzato,<br />

questa volta, non con residui di metallo ma con<br />

un’affollata serie di bastoncini in legno, a sezione variata<br />

su un fondo di legno laccato, è un esempio della straordinaria<br />

vitalità dinamica del lavoro dell’artista; un’opera<br />

che sembra trasformare un bel quadro informale in una<br />

esplosione tridimensionale, freschissima come una fioritura<br />

primaverile affascinante – secondo il suo titolo.<br />

Printemps, Oeuvre 175, 1964; legno<br />

e ferro, cm 63x47x8. Galleria<br />

Peccolo, Livorno.<br />

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