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Grandi maestri piccole sculture

da Depero a Beverly Pepper a cura di Lara Vinca Masini

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a cura di Lara Vinca Masini

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Scultura postbellica e contemporanea<br />

Giuseppe Gavazzi<br />

(1936)<br />

Dedito, oltre che al suo personale lavoro di artista come<br />

pittore e scultore, al restauro che lo ha visto all’opera di<br />

fronte ai più importanti affreschi nelle sedi più prestigiose<br />

dell’arte antica in Italia.<br />

Realizzava la sua scultura inizialmente in pietra e legno,<br />

passava più recentemente alla terracotta policroma. Il<br />

suo studio, in una casa presso Pistoia, ha una parete<br />

esterna fregiata con una fascia di affreschi relativi a tutti<br />

i gatti che ha e che ha avuto. Presso la casa due straordinari,<br />

grandissimi tini antichi che farebbero il vanto di<br />

qualsiasi museo di cultura materiale. Le sue <strong>sculture</strong>, di<br />

grandi e di <strong>piccole</strong> dimensioni, nella loro compattezza<br />

materica, evocano personaggi (e animali) appartenenti,<br />

all’apparenza, a una realtà senza tempo, ma solida, consistente,<br />

legata alla terra in tempo reale. Allo stesso tempo<br />

sono partecipi di un’altra realtà, quella atavica, mitica,<br />

ancestrale che la terra stessa rappresenta; trasformati<br />

in simboli astratti, metafisici, oltre la vita reale, anche<br />

se, spesso, con lo sguardo un po’ smarrito, come per<br />

una paura inconsapevole, che quasi non arriva a livello<br />

della coscienza. Restano attoniti, coperti di pesanti vesti<br />

colorate e decorate, spesso percorse da fiori e da simboli,<br />

come manti di re, di regine, di madonne del “dolce stil<br />

novo”, cui oppongono la propria pesantezza terragna<br />

(che apparteneva, vien da pensare, anche alle immagini<br />

giottesche). Talvolta i manti divengono il solo tema della<br />

scultura, coprendo completamente la figura nascosta, e si<br />

articolano in conici ombrelli dai quali, talvolta spuntano,<br />

in basso, i piedi. Una sorta di ironico “occultamento”.<br />

Ma c’è, nei lavori di Gavazzi, qualcosa in più: un’ironia<br />

dolce, affettuosa, che l’autore rivolge a questi personaggi<br />

da ‘Decameron’ ingenuo. Ci sono anche, deliziose,<br />

le composizioni, le casette con le donne affacciate alle<br />

finestre, che si aprono dall’esterno all’interno, come<br />

nelle case delle bambole; oppure festosi raggruppamenti<br />

di figurine in festa vestite d’oro (Giorno di festa, 1984);<br />

anche dolci maternità, gruppi di bambini. E gustosi<br />

“teatrini” da spettacoli popolari.<br />

Il piccolo personaggio presente in mostra, Bambino con<br />

accappatoio, del 1969, è uno degli esempi di questa sua<br />

storia senza tempo e senza fine.<br />

Bambino con accappatoio, 1969;<br />

terracotta dipinta, h cm 26.<br />

Acquisito dall’artista.<br />

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