Grandi maestri piccole sculture
da Depero a Beverly Pepper a cura di Lara Vinca Masini
da Depero a Beverly Pepper
a cura di Lara Vinca Masini
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Surrealismo<br />
Cavallo e cavaliere con berretto<br />
frigio, 1940/1966; bronzo, h cm 36.<br />
Patrizia Del Vecchio, 2001.<br />
Giorgio De Chirico<br />
(1888-1978)<br />
A Firenze, dalla Grecia, nel 1906, a Parigi dal 1911, vi<br />
esponeva al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne.<br />
Negli anni della prima guerra mondiale, destinato<br />
dal distretto fiorentino a Ferrara, vi conosceva De Pisis,<br />
Carrà, il poeta Corrado Covoni. Nascerà qui, da questo<br />
incontro, la Metafisica (1910). Nel 1918 usciva, fondata<br />
da Mario Broglio, la rivista “Valori plastici”. Le Piazze<br />
d’Italia, tra i valori più assoluti dell’arte italiana, sono<br />
tra le prime opere metafisiche di De Chirico: le strade<br />
deserte, le piazze silenziose, dominate dalla presenza<br />
immobile di un monumento, spesso equestre, da cui<br />
emana un inquietante, estenuante senso di attesa, le<br />
ombre allungate, conferiscono a queste opere una sorta<br />
di magia sospesa, una immobilità che si pone dichiaratamente<br />
in contrasto con lo sperimentalismo delle contemporanee<br />
avanguardie. De Chirico esprimerà il suo<br />
classicismo nella geometria surreale dei suoi manichini,<br />
secondo quella geometria che attraversa tutta l’arte. Ma<br />
sarà anche il simbolo della sua negazione, della realtà,<br />
delle ideologie, della libertà. Consapevole del suo andare<br />
contro corrente De Chirico si chiuderà, sempre, in una<br />
orgogliosa solitudine. Recupererà, nella seconda fase<br />
del suo lavoro, le linee di un realismo baroccheggiante,<br />
sontuoso, che, talvolta, sembra avvicinarsi al realismo<br />
propagandato dai regimi, anche se in realtà, il suo si<br />
enuclea da molto lontano.<br />
In mostra Cavallo e cavaliere con berretto frigio, un piccolo<br />
bronzo del 1966 fuso da una terracotta del 1940. È una<br />
delle prime opere di scultura dell’artista. Giovanna Dalla<br />
Chiesa, in De Chirico scultore (Milano 1988) lo indica<br />
come tema dominante della pittura di De Chirico dalla<br />
fine degli anni Trenta alla fine del Quaranta. Il berretto<br />
frigio era stato adottato dai giacobini durante la rivoluzione<br />
francese. Allude anche alla ricchezza dell’antica<br />
Frigia. Ma si deve ricordare che la “statua” è anche uno<br />
dei temi dominanti del periodo metafisico di De Chirico.<br />
Il gruppo equestre è impostato classicamente, con un<br />
modellato forte e sensibile. Ha scritto Silvia Lucchesi in<br />
Da Rodin al cielo di Yoko, il catalogo di una mostra di una<br />
parte della collezione Bertini a Orosei del 2000: “Con<br />
la traduzione in bronzo delle terrecotte effettuata negli<br />
anni Sessanta l’artista supera il momento dell’azione<br />
diretta sulla materia primordiale, trasformando l’opera<br />
in simulacro”.<br />
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