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Catalogo Giornate del Cinema Muto 2012 - La Cineteca del Friuli

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may be appreciated”? The sisters Rouillon, rue de la Sainte-Chapelle,<br />

who again were working in 1904? Madame Verdier, 2 rue Guisarde?<br />

Madame Vallouy, rue de la Villette, who specialized in “grandes scènes<br />

et féeries”? The celebrated Widow Thuillier, rue de Varennes? No<br />

doubt we will never know, but Méliès’ Robinson Crusoé provides a<br />

unique occasion to pay homage to those modest workers who, with<br />

great diligence and talent, gave colour to the cinématographe.<br />

Though already captivating thanks to its colours, Robinson Crusoé<br />

contains trick-work new to Méliès, and which he would not often<br />

repeat subsequently. The accompanying text emphasizes this new<br />

“effect”, describing the thunderstorm, with its lightning, as a veritable<br />

“highpoint” of the film. The scene is in fact astonishing. While Robinson<br />

struggles in the tempest, we see appear above the hut a succession of<br />

(ten) illuminations, revealing different stormy and tempestuous skies<br />

(some, certainly, are repeated more than once, but never follow one<br />

other immediately). Probably Méliès made successive superimpositions<br />

(on the part of the décor left black) of painted cloths representing<br />

the different tormented skies; in shooting, he would have periodically<br />

illuminated them with the aid of powerful electric arcs, which gives<br />

this effect of very convincing and impressive flashes.<br />

It is clear that Robinson Crusoé, apart from the fact that it must be<br />

shown in its coloured version, must be “bonimenté” – shown with<br />

commentary – and better still with sound effects. The film is full of<br />

apparent sounds – gunfire, thunder, wind, tempest, dogs, cats, birdcall,<br />

falling stones, explosions, trumpet fanfares, etc.… Méliès, we know,<br />

used sound effects to accompany his own films in the cinema of his<br />

Théâtre Robert-Houdin.<br />

Robinson Crusoé relies to an extent on the same narrative principle as<br />

Le Voyage dans la Lune: arrival in a hostile place, adventures with the<br />

natives, escape, return home, fanfare and procession, apotheosis… It<br />

is a firework display of fantasy, humour, poetry, colour. Decidedly the<br />

year 1902 was dazzling for the Master of Montreuil.<br />

�����<br />

LAURENT MANNONI<br />

16<br />

THE PATSY (Fascino biondo) (M-G-M, US 1928)<br />

Regia/dir: King Vidor; scen: Agnes Christine Johnston, dalla pièce di/<br />

based on the play by Barry Connors (1925); f./ph: John Seitz; didascalie/<br />

intertitles: Ralph Spence; scg./des: Cedric Gibbons; mont./ed: Hugh<br />

Wynn; cost: Gilbert Clark; cast: Marion Davies (Patricia Harrington),<br />

Orville Caldwell (Tony Anderson), Marie Dressler (Ma Harrington),<br />

Dell Henderson (Pa Harrington), <strong>La</strong>wrence Gray (Billy), Jane Winton<br />

(Grace Harrington); 35mm, 6917 ft., 84' (22 fps); fonte copia/print<br />

source: Photoplay Productions, London.<br />

Didascalie in inglese / English intertitles.<br />

Partitura di / Score by Maud Nelissen su commissione di / commissioned<br />

by Theodore Van Houten per/for Film in Concert; esegue/performed<br />

by FVG Mitteleuropa Orchestra diretta da / conducted by Maud<br />

Nelissen.<br />

Proiezione per gentile concessione di / Performance of The Patsy by<br />

arrangement with Photoplay Productions.<br />

Evento realizzato con il sostegno di / Musical event realized with the<br />

support of Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone.<br />

Orson Welles si sarebbe in seguito scusato per il suo cru<strong>del</strong>e ritratto<br />

<strong>del</strong>la stridula e ignorante Susan Alexander di Cititzen Kane (Quarto<br />

potere), ma ormai il danno era fatto. Dopo quel film Marion Davies è<br />

sempre stata oggetto di scherno, mentre era una <strong>del</strong>le migliori attrici<br />

comiche di Hollywood. E per generosa, caritatevole e cordiale che<br />

fosse, chi poteva dimenticare che era l’amante di William Randolph<br />

Hearst? Così, il suo ricordo è stato appannato dal mito.<br />

Si pensi alla leggenda a lungo circolata secondo cui Hearst, geloso<br />

di una relazione di Marion con Chaplin, avrebbe sparato al grande<br />

comico durante una festa a bordo <strong>del</strong> suo yacht, colpendo per sbaglio<br />

Thomas Ince. Hearst era senza dubbio infastidito dalla storia tra i due;<br />

ci sono alcune lettere che lo confermano. Il grande magnate riteneva<br />

che i comici fossero il gradino più basso <strong>del</strong>la scala sociale. Marion<br />

però godeva <strong>del</strong>la sua libertà, e questo è tutto. D’altronde, se Hearst<br />

avesse davvero voluto uccidere Chaplin, perché avrebbe dovuto farlo<br />

di persona? E come poteva confondere l’uomo più amato <strong>del</strong> mondo<br />

con un produttore che conosceva così bene da essere sul punto di<br />

ospitarne le attività nel suo studio? Dopo aver tentato di uccidere<br />

Chaplin, perché invitarlo a San Simeon e farlo filmare mentre dedica<br />

un’allegra serenata a Marion? Perché chiedergli di recitare in Show<br />

People da lui stesso prodotto? E il filmino privato che mostra i tre<br />

mentre giocano scherzosi sulla spiaggia di Santa Monica? Non credo<br />

occorra aggiungere altro.<br />

Frequentatore abituale dei teatri, Hearst aveva un debole per le<br />

ballerine di fila. <strong>La</strong> relazione con Marion Davies durò 35 anni e lei<br />

a suo modo gli rimase fe<strong>del</strong>e, aiutandolo all’occorrenza con ingenti<br />

somme di denaro.<br />

Hearst le comprò uno studio. Il quarto film <strong>del</strong>l’attrice fu una<br />

commedia, ma lui adorava vederla interpretare film epici e storici.<br />

Pensando che gli abiti di foggia maschile le conferissero un particolare<br />

fascino erotico, la fece spesso recitare in uniforme. I critici capirono<br />

subito che la commedia brillante era il suo forte, ma ci vollero secoli<br />

prima che Hearst si convincesse a farla interpretare commedie intere<br />

più che brevi sequenze.<br />

Nella sua incalzante campagna pubblicitaria, il magnate strombazzò a<br />

tal punto le ingenti somme investite nei film di lei da lasciare il pubblico<br />

sconcertato. Affidandole parti in seriosi film storici, le danneggiò<br />

ulteriormente la reputazione. Anche quando capì quanto il pubblico<br />

amava le sue commedie – il tris di King Vidor The Patsy, Show People<br />

e Not So Dumb segna il punto più alto nella carriera <strong>del</strong>l’attrice – egli<br />

era riluttante a cambiare genere. Vidor dovette allontanarlo dal set<br />

per poter ridare a Show People un tono allegro.<br />

Marion non era sicura <strong>del</strong> proprio talento d’attrice. Forse su richiesta<br />

di lei, Hearst ingaggiò Roscoe Arbuckle, che dopo il processo era<br />

disoccupato, per dirigere The Red Mill. Poiché i giornalieri non erano<br />

abbastanza soddisfacenti, Hearst fece intervenire King Vidor. L’attrice<br />

adorava il suo The Big Parade – era il film che preferiva in assoluto – e<br />

la combinazione tra i due funzionò a tal punto che Vidor accettò di<br />

dirigere anche le altre commedie. Si limitò a quelle onde evitare di<br />

essere etichettato per il resto <strong>del</strong>la sua carriera come regista di un<br />

solo genere.<br />

Quando Hearst superò la settantina, Marion si rese conto che lui aveva<br />

bisogno <strong>del</strong>la sua vicinanza più di quanto ne avesse lei di continuare a<br />

recitare. Si ritirò dal cinema restandogli al fianco fino alla fine dei suoi<br />

giorni. Si impegnò in attività filantropiche e assicurò una retribuzione a<br />

molti dipendenti colpiti da malattie o vittime di infortuni.<br />

Marion Davies fa le imitazioni di Pola Negri, Mae Murray e Lillian<br />

Gish, riuscendo a catturare alla perfezione i manierismi di ognuna di<br />

loro. Ma lei era anche la più grande anfitriona di tutta la California.<br />

Come avrà potuto guardare negli occhi le sue ospiti quando si<br />

ripresentarono a San Simeon?! Dopo The Patsy, interpretò una<br />

garbata screwball comedy, The Cardboard Lover, per poi impegnarsi<br />

in un altro capolavoro vidoriano intitolato Show People, in cui avrebbe<br />

fatto l’imitazione di Gloria Swanson.<br />

<strong>La</strong> fotografia è di John Seitz, il cameraman di Rex Ingram. Una scelta<br />

abbastanza strana per una commedia. Egli era uno dei più brillanti<br />

direttori <strong>del</strong>la fotografia americani, ma era specializzato in produzioni<br />

eminentemente pittoriche e drammatiche come The Four Horsemen<br />

of the Apocalypse (1921) e Scaramouche (1923). A quanto pare,<br />

Thalberg considerava il suo stile un po’ troppo drammatico perché<br />

durante la lavorazione <strong>del</strong> precedente film di Marion, lo aveva<br />

convocato nel suo ufficio e gli aveva detto che era un cameraman<br />

fantastico, ma trattandosi qui “di gioventù e jazz”, che ne diceva di un<br />

po’ di controluce per quei capelli biondi?<br />

Marion Davies trova un’eccellente spalla comica in Marie Dressler<br />

(1868-1934), l’autoritaria, terribile madre. <strong>La</strong> robusta e non<br />

bella attrice canadese lavorava nel vaudeville dai primi anni ’90<br />

<strong>del</strong>l’Ottocento ed era un’importante stella di Broadway quando Mack<br />

Sennett la convinse a ricreare il suo ruolo teatrale in Tillie’s Punctured<br />

17<br />

Romance al fianco di Charles Chaplin e Mabel Normand. Dopodiché<br />

era cominciato il suo declino professionale – forse anche per l’ostilità<br />

dei manager nei confronti <strong>del</strong>le sue coraggiose attività sindacali come<br />

prima presidentessa <strong>del</strong>la Chorus Equity Association (che difendeva<br />

i diritti di coreografi, ballerini, attori e registi). Anche i tentativi di<br />

riproporre il personaggio di Tillie in altri film erano miseramente falliti<br />

e, verso la seconda metà degli anni ’20, la grande attrice comica pensò<br />

seriamente al suicidio. <strong>La</strong> sceneggiatrice Frances Marion, in cambio<br />

di precedenti favori, le assicurò un contratto con la M-G-M, pur se<br />

il progetto <strong>del</strong> suo primo film, The Callahans and the Murphys, fu<br />

accantonato in seguito alle proteste <strong>del</strong>la comunità cattolica irlandese.<br />

Dopo un altro paio di tentativi, fu proprio The Patsy a restituirle il<br />

prestigio e il consenso <strong>del</strong> pubblico, spianandole la via per una nuova<br />

trionfale carriera nel cinema sonoro. A 60 anni ormai superati, la<br />

Dressler divenne una regina <strong>del</strong> box-office e vinse l’Oscar 1930-<br />

31 come migliore attrice per Min and Bill. Era una star quando nel<br />

1934 morì a 65 anni, senza aver perso un solo centimetro <strong>del</strong>la sua<br />

imponente silhouette.<br />

The Patsy è un magnifico esempio di come una pièce teatrale, con<br />

il canovaccio opportunamente ampliato, possa essere agevolmente<br />

trasferita sullo schermo senza tradire troppo le sue origini. Ma intanto<br />

era arrivato il sonoro. Ci si aspetterebbe che gli autori cercassero di<br />

ridurre al minimo le didascalie, in realtà accade l’esatto contrario. Il film<br />

ne contiene a iosa e per la gran parte spassose – frutto <strong>del</strong>l’ingegno<br />

<strong>del</strong> più stimato scrittore di didascalie <strong>del</strong>l’epoca, Ralph Spence, che<br />

ebbe comunque un valido supporto nella fortunata commedia di Barry<br />

Connors. Si tratta perciò di un “silent talkie”, pur se uno dei migliori<br />

mai prodotti a Hollywood. E non è difficile immaginare il desiderio<br />

<strong>del</strong> pubblico <strong>del</strong> 1928 di udire i suoi beniamini pronunciare davvero<br />

queste argute battute di spirito.<br />

“Dopo due o tre rulli di pellicola”, scrisse Photoplay, “il regista deve<br />

aver gettato via il copione – e forse anche il suo megafono – affidando<br />

il film a Marion Davies. <strong>La</strong> cosa giusta da fare, perché quando Marion<br />

scatena la sua clownerie, il risultato è quel genere di commedia i cui<br />

meriti si traducono in sale stracolme.”<br />

Tra parentesi: la “vittima” di Hearst, Charlie Chaplin, votò The Patsy<br />

come miglior film <strong>del</strong>l’anno. – KEVIN BROWNLOW<br />

<strong>La</strong> musica<br />

<strong>La</strong> musica per The Patsy mi era stata commissionata nel 2005 dalla<br />

fondazione olandese Film in Concert ed è una gioia infinita poterla<br />

presentare quest’anno a Pordenone in una versione orchestrale<br />

ampliata. The Patsy ha fatto di me una zelante paladina di Marion<br />

Davies, e sicuramente questa eccellente commedia, col suo magnifico<br />

cast, meriterebbe di essere più conosciuta dal grande pubblico.<br />

Scrivere la musica per una commedia di tale forza potrebbe sembrare<br />

facile, ma in realtà è proprio il contrario. <strong>La</strong> massima precisione è<br />

necessaria per sottolineare musicalmente un film così vibrante e<br />

nello stesso tempo dare la necessaria pacatezza alle sue 200 spiritose<br />

didascalie.<br />

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