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Catalogo Giornate del Cinema Muto 2012 - La Cineteca del Friuli

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Ambassador), Robert Agnew (Juan, un ladro/a thief), Buck Black,<br />

Frank Coghlan Jr., George J. Lewis, Virginia Moon [non accreditata/<br />

uncredited] (nonna/grandmother); orig. l: 2571 m.; 35mm, 2185 m.,<br />

105' (18 fps); fonte copia/print source: EYE Film Institute Netherlands,<br />

Amsterdam.<br />

Didascalie in inglese / English intertitles.<br />

Restauro/Restored 2011: EYE Film Institute Netherlands, in<br />

collaborazione con/in association with Haghefilm Foundation;<br />

supervisione e restauro digitale/supervision and digital restoration:<br />

Rob Byrne, Annike Kross; a cura di/curated by: Elif Rongen-Kaynakçi;<br />

senior curator: Mark-Paul Meyer; digital intermediate grading: Petro<br />

van Leeuwen.<br />

Nel 1922 la Famous Players-<strong>La</strong>sky annunciò con grande enfasi sulla<br />

stampa specializzata un’imminente superproduzione: The Spanish<br />

Cavalier, dalla pièce di Adolphe d’Ennery e Philippe Dumanoir, Don<br />

156<br />

César de Bazan, con Rodolfo Valentino come protagonista. Grazie allo<br />

sfarzo di scene e costumi e all’impressionante stuolo di comprimari,<br />

questo nuovo film concepito ad hoc per Valentino avrebbe dovuto<br />

eclissare qualsiasi altra cosa fatta a Hollywood quell’anno. Il ruolo<br />

femminile principale sarebbe stato affidato a Nita Naldi, mentre per la<br />

regia si fece il nome prima di Fred Niblo e poi di Allan Dwan.<br />

Il 4 settembre 1922, pochi giorni prima di iniziare la lavorazione,<br />

Valentino abbandonò il progetto e lo studio, denunciando la Paramount<br />

per rottura di contratto in materia di pubblicità. Contemporaneamente<br />

Mary Pickford annunciò che avrebbe realizzato una propria versione<br />

di Don César de Bazan, per la regia di Ernst Lubitsch e con il titolo<br />

di Rosita. <strong>La</strong> Famous Players non si perse d’animo e fece riscrivere<br />

la sceneggiatura, che divenne The Spanish Dancer: la vicenda non si<br />

imperniava più su Don Caesar (così fu ribattezzato il personaggio),<br />

bensì sulla protagonista femminile, la danzatrice zingara Maritana, il<br />

cui ruolo fu affidato all’esotica Pola Negri, l’attrice simbolo dei film di<br />

Lubitsch. Nel novembre 1922 la Famous Players si assicurò l’attore<br />

francese Charles de Rochefort, ribattezzato Charles de Roche, per il<br />

ruolo di Don Caesar; ma nel febbraio 1923 la parte fu definitivamente<br />

assegnata a un interprete di origine spagnola, Antonio Moreno. Infine,<br />

nel maggio 1923 fu scelto il regista: Herbert Brenon, che era giunto<br />

a Hollywood solo due anni prima e che fino a quel momento aveva<br />

diretto dieci film abbastanza di routine.<br />

The Spanish Dancer uscì nell’ottobre 1923 e riscosse un grande<br />

successo di pubblico. Rosita, che lo aveva preceduto di poche settimane,<br />

ne fu così schiacciato che Mary Pickford in seguito avrebbe totalmente<br />

disconosciuto il film. All’opposto, la carriera americana di Pola Negri<br />

viene trionfalmente consacrata; ella avrebbe poi interpretato per la<br />

Famous Players parecchi film di grande successo, diventando una <strong>del</strong>le<br />

più importanti dive hollywoodiane <strong>del</strong>l’epoca.<br />

Dopo il trionfo inizlale, però, il film circolò per decenni solo in versioni<br />

incomplete, adattate, rimontate o altrimenti mutilate, perlopiù<br />

in formati ridotti, che davano solo una pallida idea <strong>del</strong>l’intreccio di<br />

umorismo ed eleganza, amore ed avventura da cui, all’epoca, pubblico<br />

e critici erano rimasti così profondamente ammaliati. Nel 1957 da un<br />

collezionista di Utrecht arrivò al Nederlands Filmmuseum (oggi EYE<br />

Film Instituut Nederland) una copia nitrato di The Spanish Dancer.<br />

Di tale nitrato (1630 metri, imbibito, con il mascherino <strong>del</strong> muto e<br />

didascalie in olandese) fu fatto un internegativo e nel 1992 una copia<br />

“tale e quale” a colori. Questa copia – la più lunga allora nota – venne<br />

proiettata alle <strong>Giornate</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> <strong>Muto</strong> <strong>del</strong> 1996, ma fu subito<br />

evidente che mancava di alcune scene essenziali per la comprensione<br />

<strong>del</strong>la trama. In molti casi risultava difficile capire le motivazioni <strong>del</strong>l’agire<br />

dei personaggi e non era neppure chiaro se il film intendesse proporsi<br />

come una ricostruzione rigorosa <strong>del</strong>le vicende storiche <strong>del</strong>la corte di<br />

Spagna oppure (secondo quanto suggerisce il titolo) come la semplice<br />

narrazione <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la danzatrice gitana – che peraltro in questa<br />

versione compare sullo schermo per un tempo stranamente limitato.<br />

Nel 2008 l’annuncio, da parte di Kevin Brownlow, che la copia<br />

Kodascope a 16 mm in suo possesso conteneva alcune <strong>del</strong>le scene<br />

mancanti, stimolò a riprendere lo studio <strong>del</strong> film. Dalle prime ricerche,<br />

emerse che dieci archivi ne conservavano copie: quasi sempre, però,<br />

si trattava di riedizioni a 16 mm, spesso esplicitamente definite<br />

“condensate” o “abbreviate” e tutte di durata inferiore a un’ora (una<br />

di queste copie era stata depositata presso il Filmmuseum nel 1999).<br />

In effetti le uniche copie nitrato a 35 mm full-frame ancora esistenti<br />

erano quella di Amsterdam e un’altra a Bruxelles, proveniente dal<br />

Gosfilmofond di Mosca e mancante dei rulli 2 e 4 (dei nove originali).<br />

<strong>La</strong> copia di Amsterdam aveva imbibizioni originali e didascalie in<br />

olandese; quella di Bruxelles era monocroma con didascalie in russo.<br />

Una svolta decisiva si ebbe nel 2009 con il rinvenimento <strong>del</strong>la<br />

sceneggiatura dettagliata originale presso la Margaret Herrick Library<br />

<strong>del</strong>la Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Il fitto dattiloscritto<br />

di 53 pagine, proveniente dalle Paramount Collections, reca tutte le<br />

didascalie e indica la durata e l’imbibizione di ciascuna scena. Il film<br />

che ne emerge è una commedia romantica di ambientazione storica,<br />

costruita con sapiente finezza intorno a un intrigo di corte. Grazie<br />

157<br />

alla sceneggiatura diventava ora possibile confrontare le varie copie<br />

per individuare le parti mancanti, come pure quelle <strong>del</strong>iberatamente<br />

tagliate in fase di montaggio, abbreviate o disposte in un ordine<br />

alternativo. Mentre la sceneggiatura <strong>del</strong>la Paramount elenca 253<br />

didascalie, la versione uscita nei Paesi Bassi e la versione russa ne<br />

contengono ciascuna solo 172 (coincidenza curiosissima, dal momento<br />

che le didascalie superstiti nelle due copie non sono le stesse).<br />

Casualmente, le due copie si integravano l’un l’altra alla perfezione,<br />

anche se mancavano ancora alcune brevi ma importanti scene. Ciò ha<br />

reso necessario ricorrere alle copie a 16 mm. Fortunatamente, si è<br />

riscontrato che la copia <strong>del</strong>la Photoplay Productions di Kevin Brownlow<br />

e un’altra copia a 16 mm con didascalie in francese, proveniente dalla<br />

Lobster Films, contenevano tutte le scene mancanti – anche se queste<br />

versioni ridotte invariabilmente omettevano personaggi e intrecci<br />

secondari. Per esempio, nessuna di queste versioni contiene le scene<br />

in cui appare il pittore Velasquez, che pure Herbert Brenon avrebbe<br />

in seguito citato come una <strong>del</strong>le più importanti fonti d’ispirazione <strong>del</strong><br />

suo film. Probabilmente proprio per giustificare la presenza <strong>del</strong> pittore,<br />

l’azione non si svolge durante il regno di Carlo II (come nell’opera<br />

teatrale originaria) bensì all’epoca di Filippo IV.<br />

Nella stesura di un dettagliato elenco di tutte le inquadrature <strong>del</strong>le<br />

quattro copie utilizzate come fonti, è emersa una serie di problemi:<br />

alcune inquadrature e sequenze erano state spostate; risultava<br />

spesso assai arduo collocare al posto giusto le inquadrature isolate<br />

(soprattutto primi piani o controcampi); e infine le due copie a 35<br />

mm derivavano da negativi differenti: quella olandese dal negativo<br />

americano e quella russa dal negativo utilizzato per l’esportazione,<br />

spesso con riprese differenti per la stessa inquadratura.<br />

<strong>La</strong> copia olandese è servita da base per il restauro: <strong>del</strong>le sue 783<br />

inquadrature senza didascalia ne sono state utilizzate 628, ossia il 42<br />

per cento <strong>del</strong>la definitiva copia restaurata. <strong>La</strong> copia russa ha spesso<br />

fornito inquadrature e sequenze danneggiate o assenti nell’esemplare<br />

olandese; <strong>del</strong>le 763 inquadrature senza didascalia che essa contiene,<br />

437 sono state incluse nel restauro, per un contributo complessivo<br />

<strong>del</strong> 29 per cento.<br />

Dal 16 mm <strong>del</strong>la Photoplay sono state prese parecchie sequenze<br />

cruciali, mancanti in entrambe le copie a 35 mm. Questa copia,<br />

inoltre, ha costituito l’unica fonte per le didascalie in inglese, che<br />

qui erano identiche a quelle <strong>del</strong>la sceneggiatura, e ad essa abbiamo<br />

fatto riferimento per lo stile <strong>del</strong>le 69 didascalie che è stato necessario<br />

ricostruire in base alla sceneggiatura. Questa stessa copia ha fornito<br />

88 inquadrature e tutte le sue 184 didascalie (rispettivamente il 6 e il<br />

12 per cento <strong>del</strong> restauro). Il 16 mm <strong>del</strong>la Lobster ha offerto invece<br />

une breve ma essenziale sequenza di 17 inquadrature, assente in tutte<br />

le altre fonti. <strong>La</strong> ricostruzione finale comprende 1170 inquadrature<br />

rispetto alle 1228 documentate nella sceneggiatura, e tutte le 253<br />

didascalie.<br />

Oggi quindi, dopo quasi novant’anni, possiamo ammirare The Spanish<br />

Dancer in una versione pressoché identica a quella offerta ai primi<br />

spettatori e comprendere i motivi che ne fecero il film più sensazionale<br />

R & R

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