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Catalogo Giornate del Cinema Muto 2012 - La Cineteca del Friuli

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charm, at the same time mastering the qualities simultaneously<br />

necessitated by Harder’s unsentimental viewpoint and the principles<br />

of social-democratic reform.<br />

In February 1931, less than five months after Kremke’s premiere,<br />

Anna Sten appeared in her first sound film, which was very different<br />

in substance and style from Harder’s work: as the sentimental, exotic,<br />

glamorous courtesan Grushenka in Der Mörder Dimitri Karamasoff)<br />

(The Murderer Dmitri Karamazov). It was directed by Fyodor Otsep<br />

with the assistance of Erich Engel as an unashamedly commercial,<br />

highly truncated, but still fascinating and expressive adaptation of<br />

Fyodor Dostoyevsky’s famous novel. She also played the leading role<br />

that same year in Salto mortale, E.A. Dupont’s loose remake of his<br />

classic Variety (1925). Her success in the new medium would soon<br />

transport her to glamorous new roles in Hollywood. – SERGEI KAPTEREV<br />

STÜRME DER LEIDENSCHAFT (Tempeste di passione / Tempest)<br />

(Ufa, Berlin, DE 1931)<br />

Regia/dir: Robert Siodmak; prod: Erich Pommer; scen: Robert<br />

Liebmann, Hans Müller; f./ph: Günther Rittau, Otto Baecker, asst.<br />

Karl Plintzner; mont./ed: Viktor Gertler; scg./des: Erich Kettelhut;<br />

cost: René Hubert; make-up: Waldemar Jabs; aiuto regia/asst. dir:<br />

Viktor Gertler; asst: Kurt Hoffmann; rec: Fritz Thiery; mus: Friedrich<br />

Hollaender; parole/lyrics: Richard Busch, Robert Liebmann, Friedrich<br />

Hollaender; cast: Emil Jannings (Gustav Bumke), Anna Sten (Anna, detta<br />

“Anya la russa”/called “Russian Anya”), Trude Hesterberg (Yvonne,<br />

la sua amica/Anna’s friend), Franz Nicklisch (Willy Prawanzke), Otto<br />

Wernicke (investigatore capo/Chief Detective Goebel), Hans Deppe<br />

(Nuschler), Hans Reimann (Max), Julius Falkenstein (Paul), Anton<br />

Pointner (fotografo/photographer Ralph Kruschewski), Wilhelm<br />

Bendow (Emmerich), Hermann Vallentin (custode/warden); orig. l:<br />

2833 m.; 35mm, 2528 m., 91' (24 fps), sd. (film sonoro presentato nella<br />

versione italiana ammutolita / Italian version with original dialogue<br />

suppressed); fonte copia/print source: Fondazione <strong>Cineteca</strong> Italiana,<br />

Milano.<br />

Didascalie in italiano / Italian intertitles.<br />

Stürme der Leidenschaft segna il culmine <strong>del</strong>la carriera tedesca<br />

di Anna Sten, che divenne una stella “fissa” <strong>del</strong>la Ufa con tutte le<br />

conseguenze <strong>del</strong> caso: una ragazza intelligente, imprevedibile, vivace,<br />

ironica, <strong>del</strong>iberatamente moderna e semplice fu trasformata in una<br />

florida bionda che mostrava le sue spalle tornite in quasi tutte le<br />

cartoline e foto pubblicitarie diffuse dallo studio. In alcune di queste<br />

immagini la Sten presenta una sorprendente somiglianza con Brigitte<br />

Helm, in altre ancora ricorda Lilian Harvey. Ma lo scopo principale<br />

era quello di presentare Anna Sten come la nuova Marlene Dietrich,<br />

la cui partenza per gli Stati Uniti al momento <strong>del</strong>la “prima” di Der<br />

blaue Engel (L’angelo azzurro) aveva costituito un serio colpo per la<br />

Ufa. Perciò questa volta la Sten fu inserita in un contesto tipo Blaue<br />

Engel: al fianco di Emil Jannings, con una sceneggiatura co-scritta da<br />

Robert Liebmann e la fotografia di Günter Rittau; e le fu persino<br />

affidata una canzone di Friedrich Holländer. Anche Jannings riponeva<br />

82<br />

grandi speranze in Stürme der Leidenschaft, il suo terzo film sonoro,<br />

dopo Der blaue Engel e una commedia di modesto successo intitolata<br />

Liebling der Götter.<br />

Il film, tuttavia, non si rivelò un “vehicle” né per la Sten né per<br />

Jannings. Le personalità cinematografiche di entrambi furono peraltro<br />

agevolmente e abilmente sfruttate dal regista Robert Siodmak, che<br />

con le due versioni, tedesca e francese, <strong>del</strong> film avrebbe conquistato<br />

un successo internazionale (la versione francese, con un cast<br />

completamente diverso cui facevano capo Charles Boyer e Florelle, fu<br />

distribuita col titolo Tumultes), intraprendendo una fortunata carriera<br />

in Francia e, in seguito, a Hollywood.<br />

“<strong>La</strong> vicenda di Stürme der Leidenschaft è solo una <strong>del</strong>le tante<br />

ambientate nel mondo <strong>del</strong>la malavita, alla Underworld”, scrisse il New<br />

York Times, riferendosi al melodramma di Josef von Sternberg <strong>del</strong><br />

1927. Nondimeno, la cinematografia tedesca aveva già consolidato<br />

un proprio filone criminale, che includeva titoli come Dirnentragödie<br />

(Tragedia di prostitute, 1927) di Bruno Rahn, Asphalt (1929) di Joe<br />

May (con direttore <strong>del</strong>la fotografia Günther Rittau, lo stesso di Stürme<br />

der Leidenschaft) e Berlin-Alexanderplatz di Pjel Jutzi, distribuito<br />

pochi mesi prima. Ciò che distingueva il film di Siodmak da questi<br />

ultimi, ma anche dai film di gangster hollywoodiani come Little Caesar<br />

o The Public Enemy, era la totale mancanza di pathos e di didattismo<br />

borghese. Gli autori e i loro personaggi non confidano nella giustizia<br />

suprema – sia essa terrena o celeste. Pertanto il milieu malavitoso non<br />

era presentato come “una piaga nel corpo sociale”, ma – con bonario<br />

cinismo – semplicemente come un mo<strong>del</strong>lo di società”.<br />

Siodmak non era entusiasta di lavorare con Jannings, nutrendo<br />

scarsa simpatia per il suo stile espressivo, per la sua attitudine<br />

all’improvvisazione e a “dirigere i registi”, ma anche per lo star system<br />

<strong>del</strong>l’Ufa nel suo complesso. Tuttavia, con l’aiuto di Erich Pommer,<br />

riuscì a tenere a bada il grande attore minacciando di sostituirlo con<br />

il divo emergente Hans Albers. Di conseguenza, i critici rimasero<br />

molto colpiti dalla recitazione insolitamente sobria di Jannings e<br />

dalla sua capacità di diventare parte organica di un ensemble invece<br />

di primeggiare su un cast di comprimari. Si arrivò addirittura a<br />

preconizzare la nascita di “un nuovo Jannings”. Che ciò si avverasse<br />

o meno, Stürme der Leidenschaft fu comunque il suo ultimo grande<br />

successo internazionale.<br />

Grazie a questo film (e a Der Mörder Dimitri Karamasoff), Anna Sten<br />

guadagnò indubbiamente molta popolarità, ma la critica si divise. Alcuni<br />

stigmatizzarono il suo infelice tentativo di imitare la Dietrich perfino<br />

nel modo di cantare. (E questo era vero, ahimè! Quello stesso anno,<br />

un esperto di voci hollywoodiano pronunciò un verdetto imparziale:<br />

“Ha una voce piccola ma molto sgradevole.”) Nondimeno, Siodmak<br />

seppe valorizzare quella che forse era la caratteristica migliore <strong>del</strong>la<br />

sua recitazione: la spontaneità. Una <strong>del</strong>le sequenze psicologicamente<br />

più convincenti – e sorprendenti – <strong>del</strong> film è il tentativo di Bumke<br />

di strangolare la sua amante infe<strong>del</strong>e: quando la presa si allenta per<br />

un secondo, invece di gridare o cercare di fuggire, Anya lo abbraccia<br />

convulsamente e poi gli sviene tra le braccia. Bumke rimane a fissare il<br />

suo volto inespressivo e la bacia. (Nella versione francese questa miseen-scène<br />

è ripresa con una lieve modifica tesa ad assecondare gli atout<br />

<strong>del</strong>le due vedette: quando la ragazza sviene, non è sul suo volto che si<br />

concentra lo sguardo di Boyer, ma sul suo décolleté.)<br />

Stürme der Leidenschaft è stato spesso considerato un precursore<br />

dei film noir di Siodmak degli anni ’40, in particolare di The Killers<br />

(1946) e di Criss Cross (1949). Ciò può essere vero per quanto<br />

riguarda il soggetto e la succitata amoralità, pur se rimangono notevoli<br />

differenze sul piano stilistico. Stürme der Leidenschaft è un film di<br />

transizione che da un lato serba ancora – in termini di recitazione e<br />

d’illuminazione – alcuni elementi dei capolavori semidocumentari e<br />

quasi privi di trama <strong>del</strong> Siodmak di Menschen am Sonntag (Uomini di<br />

domenica 1930) e di Abschied (Addio, 1930), ma dall’altro presenta già<br />

il ritmo accuratamente calcolato di Brennendes Geheimnis (Segreto<br />

ardente, 1933) e dei suoi eleganti film francesi. Questo ritmo, per<br />

quanto possa sembrare strano, proviene direttamente dai musical<br />

Ufa dei primi anni ’30. Del resto, entrambi gli sceneggiatori <strong>del</strong> film<br />

avevano fornito la loro collaborazione proprio in alcuni degli esempi<br />

più rilevanti <strong>del</strong> genere – Robert Liebmann in Der Kongreß tanzt (Il<br />

congresso si diverte, 1931); Hans Müller nei due Lubitsch, Monte<br />

Carlo (1930) e The Smiling Lieutenant (L’allegro tenente, 1930);<br />

entrambi in Liebeswalzer (Walzer d’amore, 1930). Ma soprattutto,<br />

il primo aiuto regista di Siodmak, Viktor Gertler, era esperto nel<br />

montaggio di musical e la sua filmografia includeva il primo musical<br />

tedesco, Melodie des Herzens (<strong>La</strong> sposa <strong>del</strong> Danubio, 1929) oltre<br />

a Der Kongreß tanzt, Die Drei von der Tankstelle (<strong>La</strong> sirenetta<br />

<strong>del</strong>l’autostrada, 1930) e Peter (1934). Non sorprende perciò che il<br />

successivo film di Siodmak fosse una commedia di ambiente circense<br />

con Lilian Harvey, Quick (1932).<br />

L’edizione italiana di Stürme der Leidenschaft costituisce uno dei<br />

più bizzarri adattamenti da una lingua straniera <strong>del</strong> primo periodo<br />

<strong>del</strong> sonoro. <strong>La</strong> colonna sonora originale fu rimpiazzata da uno score<br />

musicale completamente nuovo – eccezion fatta per Ich weiß nicht<br />

zu wem ich gehöre (letteralmente, “Non so a chi appartengo”), la<br />

fortunata canzone di Holländer di cui si può ascoltare qualche pezzo<br />

nella performance di Anna Sten. I dialoghi tedeschi furono rimpiazzati<br />

da didascalie in italiano, tradotte da Camillo Bruto Bonzi, che in<br />

sostanza facevano di Tempeste di passione un film muto (giustificando<br />

così la sua inclusione in questo programma). Ovviamente, il film non<br />

ne uscì migliorato, giacché nella versione originale Siodmak sfruttava<br />

abilmente sia il tedesco impeccabile di Jannings che quello imperfetto<br />

<strong>del</strong>la Sten; gli spettatori tedeschi – per non parlare degli esuli russi –<br />

erano commossi dal suo cinguettante “D’ushen’ka” (“tesoro mio”),<br />

indirizzato a ciascuno dei suoi tre amanti con pari ingenua sincerità.<br />

Malgrado le sue pecche, questa goffa ri-edizione italiana di un film<br />

tedesco offre un curioso esempio <strong>del</strong>l’“interregno” muto/sonoro.<br />

PETER BAGROV<br />

Stürme der Leidenschaft (literally, “Storms of Passion”) marked the<br />

highest point in Anna Sten’s German career. She was now a “legitimate”<br />

Ufa star with all the consequences: an unpredictably vivid, ironic,<br />

83<br />

intelligent, <strong>del</strong>iberately modern and <strong>del</strong>iberately modest girl turned<br />

into a somewhat plump blonde displaying round shoulders on most of<br />

the postcards and publicity photos. Some of those photographs caught<br />

an absolutely unexpected likeness to Brigitte Helm, while others<br />

revealed a resemblance to Lilian Harvey. But the general aim was to<br />

present Anna Sten as the new Marlene Dietrich, whose departure to<br />

the United States at the moment of the premiere of The Blue Angel<br />

was a serious blow for Ufa.<br />

So this time Sten was put in a Blue Angel milieu: teamed with Emil<br />

Jannings in a screenplay co-written by Robert Liebmann, shot by<br />

Günter Rittau, and even provided with a song by Friedrich Hollaender.<br />

Jannings too placed great hopes on Storms of Passion, his third talking<br />

picture, following The Blue Angel, where he was overshadowed by<br />

Dietrich’s triumph, and a modestly successful comedy, Liebling der<br />

Götter (Darling of the Gods).<br />

Yet the film didn’t become a vehicle for either Sten or Jannings. Both<br />

screen personalities were effortlessly and skilfully exploited by the<br />

director Robert Siodmak, who was to enjoy international success with<br />

both the German and French versions of Storms (the French one,<br />

with a completely different cast led by Charles Boyer and Florelle, was<br />

released as Tumultes), leading to his career in France and, eventually,<br />

in Hollywood.<br />

“The story of ‘Stürme der Leidenschaft’ is just another one of those<br />

underworld things. Indeed, one might even say that ‘Underworld’<br />

thing,” declared the New York Times, referring to Josef von Sternberg’s<br />

1927 melodrama. Yet, the Germans had their own tradition of<br />

underworld films, including Bruno Rahn’s Dirnentragödie (Tragedy of<br />

the Street, 1927), Joe May’s Asphalt (1929, shot by the same Günther<br />

Rittau who worked on Storms of Passion) and Phil Jutzi’s recently<br />

released Berlin-Alexanderplatz (1931). What distinguished Siodmak’s<br />

work from these, as well as from Hollywood gangster films like Little<br />

Caesar or Public Enemy, was a complete lack of pathos and bourgeois<br />

didacticism. The authors and the characters set no hopes upon<br />

supreme justice – whether juridical or heavenly. Thus the underworld<br />

was presented not as a “sore on the body of society”, but – with a<br />

good-natured cynicism – simply as mo<strong>del</strong> of one.<br />

Siodmak was not eager to work with Jannings, having had no sympathy<br />

either for his expressive style, or for his tendency to improvise and<br />

“direct the directors”, or for the Ufa star system in general. But with<br />

the help of Erich Pommer he managed to tame the great actor with the<br />

threat to replace him with the rising star Hans Albers. In consequence<br />

the critics were quite impressed by a restraint uncharacteristic of<br />

Jannings and his ability to become an organic part of an ensemble<br />

rather than dominating a supporting cast. They went as far as to claim<br />

the birth of “a new Jannings”. Whether or not this is true, Storms of<br />

Passion was to be arguably his last international success.<br />

Anna Sten certainly gained popularity with this picture (along with<br />

Der Mörder Dimitri Karamasoff), but critical appraisal was diverse.<br />

She was criticized for unsuccessfully copying Dietrich even in her<br />

singing manner. (This was true, alas! That same year a vocal expert in<br />

ANNA STEN

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