AA.VV. - Racconti matematici - CTS Basilicata
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ottiglia quasi vuota di gin olandese. — Mi occorre della plastilina. Ne avevo in casa<br />
un po’, la settimana scorsa. — Si mise a frugare in un cassetto della scrivania<br />
ingombra d’ogni sorta di cose, che occupava un angolo della sala da pranzo, e ritornò<br />
con un blocco di creta oleosa. — Ecco qua.<br />
— Che cosa vuoi fare?<br />
— Ora ti faccio vedere. — Rapidamente Teal si mise a staccare dei pezzi di creta<br />
dal blocco e li arrotolò fino a farne delle palline non più grandi di un pisello. Piantò<br />
uno stuzzicadenti in ognuna delle quattro palme e le agganciò insieme in modo da<br />
formare un quadrato. — Ecco fatto! Questo è un quadrato.<br />
— Lo vedo.<br />
— Un altro come questo, quattro altri stecchini e noi abbiamo un cubo. — Gli<br />
stecchini furono ora disposti in modo da formare una scatola quadrata, un cubo, con le<br />
pallottole di creta che tenevano insieme gli spigoli. — Ora noi facciamo un altro cubo<br />
esattamente uguale al primo, ed entrambi formeranno due lati del tesseract.<br />
Bailey si accinse ad aiutarlo nell’arrotolare le palme di creta per il secondo cubo,<br />
ma si lasciò distrarre dal tocco sensuale della docile argilla e si dette a lavorarla e a<br />
modellarla con le dita.<br />
— Guarda, — disse, alzando la mano che stringeva il frutto della sua fatica, una<br />
minuscola figuretta, — Gipsy Rose Lee.<br />
— Assomiglia di più a Gargantua; ti farebbe causa. Ora fa’ bene attenzione. Tu apri<br />
un angolo del primo cubo, agganci il secondo cubo a un angolo e poi chiudi l’angolo.<br />
Prendi poi altri otto stecchini e congiungi il fondo del primo cubo al fondo del<br />
secondo, di sghembo, e il disopra del primo al disopra del secondo, sempre allo stesso<br />
modo. — Cosa che fece rapidamente, continuando a parlare.<br />
— E questo che cosa dovrebbe essere? — domandò Bailey, sospettoso.<br />
— Questo è un tesseract, otto cubi che formano i lati di un ipercubo a quattro<br />
dimensioni.<br />
— Per me, ha soprattutto l’aria di una gabbia per conigli. E poi, lì hai soltanto due<br />
cubi. Dove sono gli altri sei?<br />
— Usa un po’ d’immaginazione, figliolo. Considera il disopra del primo cubo in<br />
rapporto al disopra del secondo: questo è il cubo numero tre. Quindi i due quadrati del<br />
fondo, poi la faccia anteriore di ogni cubo, la faccia posteriore, il lato destro, il lato<br />
sinistro, ed hai otto cubi. — Li indicò con la mano ad uno ad uno.<br />
— Sì, li vedo. Ma per me continuano a non essere dei cubi; sono dei... come si<br />
dice?... sono dei prismi. Non sono quadrati, ma sghembi.<br />
— È così che li vedi, in prospettiva. Se tu tracciassi il disegno di un cubo su un<br />
foglio di carta, i quadrati laterali sarebbero sghembi, non ti pare? È questa la<br />
prospettiva. Quando guardi una figura quadridimensionale su tre dimensioni, è<br />
naturale che appaia storta. Ma questi sono tutti cubi lo stesso.<br />
— Forse lo sono per te, tesoro, ma per me continuano a essere delle cose storte.<br />
Teal non tenne conto dell’obiezione e continuò:<br />
— Ora considera questa come l’ossatura di una casa di otto locali; abbiamo un vano<br />
a pianterreno, impianti igienici, elettrici, e garage. Abbiamo poi sei locali al primo<br />
piano, salotto, sala da pranzo, bagno, camere da letto e così via. E all’ultimo piano,<br />
completamente chiuso e con finestre ai quattro lati, c’è il tuo studio. Ecco! Che te ne<br />
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