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AA.VV. - Racconti matematici - CTS Basilicata

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ai quali i <strong>matematici</strong>, tolta una stretta cerchia di specialisti, tendono a fare spallucce,<br />

ritenendo che, quando non sfondano delle porte aperte, i formalisti, come pure i loro<br />

critici, inventano problemi che nella pratica non incontra mai nessuno (e la pratica,<br />

ovviamente, non è la vita umana, ma le cataste di lemmi che costituiscono il lavoro<br />

matematico).<br />

La macchina<br />

Di che cosa si occupa la matematica pura? Della verità. A che cosa serve? A<br />

produrre verità. È il suo unico fine e la sua unica giustificazione: produrre enunciati<br />

che non servono a nulla, che non fanno riferimento a niente di ciò che l’uomo incontra<br />

nel mondo fisico, ma che sono veri, vale a dire dimostrati. In un’epoca in cui la<br />

scienza opponeva al determinismo laplaciano inquietanti chimere come gatti al tempo<br />

stesso vivi e morti, fotoni che seguono due traiettorie distinte senza dividersi e<br />

fenomeni che esistono solo se c’è qualcuno a osservarli, quest’arrogante pretesa di<br />

dire, se non tutta, quantomeno nient’altro che la verità rischiava fortemente di vedersi<br />

frustrata. Da cui il programma difensivo concepito da Bertrand Russell e Alfred<br />

Whitehead prima, e David Hilbert poi: riunire tutti i princìpi validi del ragionamento<br />

matematico in un sistema unico da cui sarebbero derivate tutte le verità deducibili – o,<br />

più precisamente, dimostrare che un tale sistema può esistere.<br />

Nel 1928, dunque, Hilbert invitò i colleghi del mondo intero a concentrarsi su<br />

queste tre domande:<br />

1. La matematica è completa? i.e.: ogni enunciato che produce può essere<br />

dimostrato o confutato?<br />

2. La matematica è consistente? i.e.: è possibile dimostrare che l’enunciato 2 + 2 =<br />

5 non può e non potrà mai essere dimostrato attraverso una procedura valida?<br />

3. È decidibile? i.e.: dato un sistema assiomatico e una proposizione scelta<br />

arbitrariamente, esiste una procedura che consenta di determinare se tale<br />

proposizione sia [decidibile, vale a dire che possa essere dichiarata] vera o falsa<br />

all’interno del sistema?<br />

Hilbert, formulandole, credeva che rispondere affermativamente a queste tre<br />

domande fosse possibile, e anche in tempi piuttosto brevi. Confidava in un triplo sì per<br />

risanare definitivamente le fondamenta della matematica, insieme formale completo,<br />

consistente e decidibile, su cui poter contare. Allora sarebbero anche potuti crollare gli<br />

imperi, vacillare i saperi, e anche se l’umanità fosse mutata o scomparsa, o addirittura<br />

la formula dell’acqua avesse smesso di essere H2O, sarebbe sempre rimasto questo, un<br />

sistema che avrebbe detto la verità, incarnato la verità, anche se non fosse rimasto<br />

nessuno per conoscerla.<br />

Ma le cose andarono diversamente. Questo programma di purificazione formale<br />

aprì su abissi di incertezza e mise in luce una specie di nucleo ribelle, paradossale, che<br />

qualsiasi ragionamento matematico racchiude. L’evidenziazione di questo nucleo, una<br />

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