AA.VV. - Racconti matematici - CTS Basilicata
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tutti gli altri. Come fai a capire, Santino, cos’è questa faccenda, i morti avevano i<br />
numeri?, no i numeri li avevano le fosse, risponde il custode, una fossa per ciascun<br />
giorno, trecentosessantacinque per tutto l’anno, più una per gli anni bisestili che di<br />
giorni ne hanno trecentosessantasei, ma tu come ti chiami?, Santino, bello, piccolo<br />
Sante, sì bello. Ma i numeri dove stanno, non si vedono subito, poi adesso è buio ma<br />
anche di giorno qui non si doveva vedere niente, uno spazio tutto uguale, un<br />
pavimento grigio perfetto, ben levigato, però se avvicino la lampada vedi che lì c’è<br />
scritto 117, lo vedi o non lo vedi?, lo vedo, e vedi il cerchio attorno al numero, c’è un<br />
po’ d’erba perché è tanto che non si apre più, quello è il tappo, era il coperchio, vedi i<br />
tre piccoli anelli, lì si agganciava l’argano e si tirava su, ogni giorno dell’anno era una<br />
tomba, ogni giorno una fossa, così via tutto l’anno, ogni anno dal 1° gennaio al 31<br />
dicembre, ciascuna tomba s’apriva all’alba e si chiudeva al tramonto, chi c’era c’era,<br />
chi non c’era non c’era, sigillata a calce sarebbe stata riaperta solo nello stesso giorno<br />
dell’anno successivo.<br />
Non è che hai capito proprio bene, Santino, ma ti fa paura lo stesso, meno paura<br />
comunque di ’sto strunzo da qualche parte lì fuori, il custode ti sembra meno<br />
pericoloso, non è detto, ma lo speri; quelli dell’anno dopo cadevano su quelli<br />
dell’anno prima? domandi, e sì, risponde il custode, però quelli dell’anno prima<br />
intanto se n’erano andati via, un po’, fluivano, e ciò che restava era così poco. Ogni<br />
anno riaprivi la stessa fossa, non potevi sbagliare, certo bisognava fare attenzione tra<br />
la fine di febbraio e il principio di marzo, non confondersi, se l’anno era bisestile<br />
andava usata la 366 e non la 60, i miei antenati l’hanno fatto per tanto tempo senza<br />
mai sbagliare, con scrupolo, con regolarità; secondo il calendario, quinta generazione,<br />
io sono la quinta generazione di custodi del cimitero, qui sono cresciuto, quand’ero<br />
come te correvo e giocavo sul piazzale, che corse e che giochi che mi sono fatto qui,<br />
percorrevo la diagonale, andavo dalla 19 alla 323, un anno in poche falcate dal 19<br />
gennaio al 19 novembre, al ritorno tornavo indietro nel tempo, da grande non ho più<br />
avuto niente da fare, e neanche mio padre ne ebbe, il cimitero, la macchina, s’era<br />
fermata.<br />
La corte in forma di quadrato sarà lastricata diagonalmente da conci rettangolari<br />
di pietra lavica grigia, e arredata da un solo elemento verticale al centro, un<br />
lampione in ghisa a tre fiamme collocato all’incrocio degli assi di simmetria su un<br />
basamento anch’ esso di piperno. Le mura perimetrali avranno lunghezza di ottanta<br />
metri per lato. Dalla tessitura diagonale della pavimentazione emergeranno appena,<br />
in corrispondenza degli incroci relativi all’immaginaria maglia ortogonale tracciata<br />
dalle linee partenti dal recinto di perimetrazione, emergeranno trecentosessanta<br />
pietre tombali a chiusura di altrettante bocche di fossa, ciascuna delle quali di forma<br />
quadrata, e di ottanta centimetri per lato, e numerata progressivamente a scalpello in<br />
cifre arabe, affiorando impercettibilmente al livello del calpestio. Altre sei pietre<br />
tombali saranno disposte sul pavimento dell’edificio coperto corrispondente all’atrio<br />
d’ingresso, dov’è anche la “Casa de li becchini”. In totale si otterrà il numero di<br />
trecentosessantasei pietre tombali, ciascuna delle quali sormonterà una sottostante<br />
camera verticale a pianta quadra, larga quattro metri su ogni lato e profonda dodici,<br />
interrotta a metri dieci da una griglia metallica a mo’ di filtro. Le fosse della corte<br />
saranno allineate in diciannove file, in numero di diciannove per ciascuna fila.<br />
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