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AA.VV. - Racconti matematici - CTS Basilicata

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veramente universale, vale a dire impossibile da migliorare, anche teoricamente): la<br />

rigorosa definizione di ciò che questa macchina miracolosa sarebbe potuta essere,<br />

dando fondo a tutte le risorse della “macchinità” ed esprimendone l’essenza. Il nome<br />

“macchina di Turing” entrerà in uso soltanto più tardi, ma oggi – e verosimilmente<br />

anche in futuro – quest’idea platonica della macchina è designata così.<br />

Essendosi fatto un nome nel piccolo mondo della logica formale, il ventitreenne<br />

Turing trascorse due anni a Princeton, divenuta la Mecca dei <strong>matematici</strong> dacché ci si<br />

era trasferito Einstein. Alla fine di questo biennio, rifiutò l’ambìto posto di assistente<br />

di John von Neumann per ritornare a Cambridge, il luogo in cui tutto sommato si<br />

sentiva meno a disagio. Segui le lezioni di Wittgenstein sui fondamenti della<br />

matematica (e poiché era l’unico vero matematico della platea, Wittgestein gli<br />

addossava la responsabilità di tutto ciò che nella sua disciplina non tornava,<br />

chiamandolo a difenderla – compito che Turing assolveva di buon grado e con<br />

prosaicità). In quel periodo vide Biancaneve e i sette nani, appena uscito in sala, e i<br />

suoi amici raccontano con un certo stupore che per mesi canticchiò, con la sua voce<br />

sgradevolmente acuta, la canzone della strega che avvelena la mela. Imparò il gioco<br />

del go 83 . Infine, solo nel suo angolino e per pura curiosità intellettuale, si mise a<br />

lavorare sui sistemi di cifratura, cercando di determinare quello che sarebbe potuto<br />

essere il codice insieme più semplice, più universale e più inviolabile. Poi<br />

sopraggiunse la guerra, e nell’ambiente accademico persero le sue tracce.<br />

Blechtley Park<br />

In seguito, quando gli domandavano che cos’avesse fatto durante la guerra, Turing<br />

dava risposte evasive, e i più perspicaci erano indotti a pensare che avesse lavorato per<br />

l’Intelligence Service – naturalmente come scribacchino, o come piantone addetto ai<br />

sandwich: quale altro impiego si poteva immaginare, in seno all’esercito dell’ombra,<br />

per un logico distratto e immaturo? Più tardi ancora, vent’anni dopo la sua morte,<br />

trent’anni dopo la guerra, gli archivi furono resi pubblici e si seppe ciò che era stata<br />

l’operazione Ultra.<br />

Da quando Hitler era salito al potere, i servizi segreti britannici cercavano invano di<br />

penetrare il sistema di cifratura dei messaggi strategici tedeschi, basato su una<br />

macchina chiamata Enigma. Questa macchina consisteva in una semplice scatola<br />

contenente dei rotori e collegata a due macchine per scrivere. Il testo, battuto in chiaro<br />

su una delle due macchine, veniva ingarbugliato dai rotori che giravano dentro la<br />

scatola e usciva dall’altra macchina teoricamente indecifrabile. L’unico modo per<br />

decifrarlo era procedere in senso inverso, ovvero far girare i rotori al contrario. In sé<br />

questo dispositivo non aveva nulla di straordinario, e non era neppure segreto: in<br />

origine serviva a proteggere delle informazioni commerciali e poteva procurarselo<br />

chiunque, come ci si procura un antifurto di cui basta conoscere il codice. Perché,<br />

anche in questo caso, bastava conoscere il codice, vale a dire la posizione iniziale dei<br />

83 Gioco da tavolo asiatico molto complesso. (N.d.R.)<br />

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