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AA.VV. - Racconti matematici - CTS Basilicata

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vita si muoveva lungo binari fissi, esattamente incanalata, sistemata senza capricci e<br />

sconfinamenti. La radice della vita è cubica; l’esistenza si misura in metri quadrati. La<br />

gente gli fluiva accanto in file parallele; il frastuono atroce lo stordiva.<br />

Sam si appoggiò all’angolo retto di una costruzione di pietra. Migliaia di volti gli<br />

passavano accanto, e nessuno si volgeva a guardarlo. Lo afferrò un subitaneo e<br />

sciocco terrore: che fosse morto, ormai fantasma, e quelli non potessero vederlo. E<br />

allora la città lo ferì con la sua solitudine.<br />

Un signore si staccò da quella fiumana e gli si fermò accanto; attendeva la sua<br />

macchina. Sam gli si accostò furtivamente, e a gran voce, per dominare quel fragore,<br />

gli gridò nell’orecchio:<br />

— I maiali dei Rankins quest’anno pesano come e più dei nostri, ma dalle loro parti<br />

ci fanno delle ghiande grosse così, mentre da noi...<br />

Con gesto discreto, il signore grasso si allontanò, e comperò castagne arrosto per<br />

celare la sua agitazione.<br />

Sam avvertì il bisogno di una goccia di whisky.<br />

Dall’altra parte della strada ecco uomini che entrano ed escono da un locale, e fanno<br />

ondeggiare le mezze porte; si scorge a tratti un lucido banco, con tutte le sue bellune.<br />

Il vendicatore attraversò, cercò di entrare. Di nuovo, l’Arte aveva eliminato il<br />

consueto cerchio. La mano di Sam non incontrò la maniglia, scivolò invano su di una<br />

rettangolare piastra di metallo, sulla quercia levigata, senza trovare neppure quanto<br />

una capocchia di spillo su cui fermare le dita.<br />

Avvilito, rosso in volto, affranto, si allontanò dalla avara porta e sedette su un<br />

gradino. Uno sfollagente di duro legno gli sfiorò le costole.<br />

— Muoviti di qui, — disse la guardia, — qui ci sei già stato abbastanza.<br />

All’angolo successivo uno stridulo fischio risuonò all’orecchio di Sam. Si volse e<br />

vide un insolente di scura fronte che lo guatava corrucciato da dietro alle noccioline<br />

ammucchiate su una macchina fumante. Tentò di attraversare la strada. Una macchina<br />

immensa, che correva senza muli, con voce di toro e odore di lampada fumicosa, gli<br />

sibilò accanto raschiandogli un ginocchio. Un vetturino lo colpì con un mozzo, e gli<br />

spiegò che le parole cortesi servivano per altre occasioni. Un autista scampanò<br />

irosamente e, per una volta nella sua vita, diede manforte al vetturino. Una grossa<br />

signora con corpetto di seta cangiante gli infilò un gomito nella schiena e un pensoso<br />

strillone lo prese di mira con bucce di banana, mormorando:<br />

— Davvero non vorrei farlo, ma se qualcuno mi vede, lasci perdere!<br />

Cal Harkness, finita la sua giornata lavorativa, messo al riparo il carro, svoltò<br />

l’angolo retto dell’edificio che, come le gote dell’architetto, era modellato sul rasoio<br />

di sicurezza. Tra tutta quella gente frettolosa, il suo occhio colse, a pochi metri, il<br />

sopravvissuto sanguinario, implacabile nemico della sua stirpe.<br />

Si fermò, esitò un attimo, giacché era disarmato e sopraffatto dalla sorpresa. Ma<br />

subito l’aveva colto l’acuto occhio da montanaro di Sam Folwell. Vi fu un subitaneo<br />

sussulto, un ondeggiamento nel fiume dei passanti, e si udì la voce di Sam:<br />

— Ehilà, Cal! Sono proprio felice di vederti!<br />

E all’incrocio di Broadway, della Quinta, e della Ventitreesima Strada, i nemici<br />

implacabili si strinsero la mano.<br />

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