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AA.VV. - Racconti matematici - CTS Basilicata

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Un Hugo geometra<br />

di Raymond Queneau<br />

Nel 1828, Abel Hugo, fratello maggiore di Victor, ebbe un figlio che, in seguito,<br />

divenne funzionario del Ministero dei Lavori pubblici. Léopold (così si chiamava<br />

questo figlio) sembra in un primo tempo essersi interessato alle antichità nazionali, in<br />

particolare ai problemi concernenti Alesia (come Colomb, l’illustre autore, sotto il<br />

nome di Christophe, del Savant Cosinus) e all’irritante enigma dei dodecaedri eseguiti<br />

in bronzo cavo traforato dell’epoca gallo-romana. J. de Saint-Venant, nel lavoro che<br />

ha pubblicato sull’argomento a Nevers nel 1907, sostiene che soltanto grazie alla<br />

«calorosa raccomandazione» dello zio, Léopold Hugo poté presentare i suoi lavori<br />

all’Accademia delle scienze, ma che quest’ultima non lo prese mai sul serio.<br />

Fin dal 1867 Léopold Hugo aveva scoperto i cristalloidi a direttrice circolare e nel<br />

1873 usciva il suo Essai sur la géométrie des cristalloides. Con quest’ultima parola<br />

Léopold Hugo designa dei solidi regolari di sua invenzione, ad eccezione (cosa che<br />

ignorava) dell’equidomoide a base quadrata già considerato da Archimede e da<br />

Viviani, e naturalmente ad eccezione anche della sfera che altro non è che un<br />

equidomoide a base circolare. Tra questi solidi, segnaliamo in particolare<br />

l’equitremoide il quale, con l’aggiunta di sabbia fine, serve in cucina a misurare il<br />

tempo necessario alla cottura delle uova à la coque.<br />

Come si è già segnalato prima, non sembra che i geometri del tempo abbiano preso<br />

in considerazione i lavori di Hugo. Nel 1875 scrive nell’Avvertenza alla sua Géométrie<br />

hugodomoidale, anhellénique, mais philosophique et architectonique: «Mi sono visto<br />

costretto ad accentuare al massimo l’originalità della forma nelle mie successive<br />

produzioni per imprimere, almeno a grandi linee, la mia piccola teoria nella memoria<br />

dei lettori. Continuerò a fare così anche in futuro, per tentare di abbreviare il periodo<br />

di noviziato che è costretta a superare ogni ardita novità (e nessuna è più ardita della<br />

teoria dell’Equidomoide, il domatore delle sfere [sphaerarum domitor]) prima di<br />

arrivare a una giusta notorietà, soprattutto quando l’innovazione ha la prerogativa di<br />

rimandare anche i più dotti a scuola perché riprende semplicemente le cose ab ovo».<br />

«La sfera, – scrive ancora, – non ha che da sgonfiarsi... o da rassegnarsi al ruolo di.<br />

Equidomoide limite». «La Scuola hugodomoidale è veramente la Scuola romantica<br />

della geometria».<br />

Nel 1877 pubblica La théorie hugodécimale ou la base scientifique et definitive de<br />

l’arithmo-logistique universelle, che contiene un’Enciclica supremolamasica,<br />

un’evocazione cinotibetana, la geometria panimmaginaria a 1/m dimensioni,<br />

l’aritmetica a 1/m cifre, un Decreto presidenziale ecumenico relativo alla base<br />

hugodefinitiva della numerazione decimale. «Nel mio isolamento di semplice filosofo,<br />

sarò costretto a usare le combinazioni più strane e a colpire l’attenzione del lettore con<br />

la stessa singolarità della mia esposizione».<br />

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