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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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inflitto, <strong>nel</strong> secondo dopoguerra, data la sua prevalente connotazione politico-istituzionale,<br />

dall’affermarsi degli orientamenti delle “Annales”, portate a privilegiare la storia<br />

economica e sociale e i grandi quadri di civiltà - al riguardo s’abbia presente la magistrale<br />

sintesi di Fernand Braudel sul Mediterraneo <strong>nel</strong>l’età di Filippo II -, e dell’anglosassone<br />

New Economic History.<br />

Ma, poiché anche in storia le mode passano, con l’esaurirsi dello slancio innovatore <strong>della</strong><br />

storiografia francese e degli estremismi econometrici atlantici venne affermandosi un<br />

cauto e graduale ripensamento degli statuti epistemologici e degli indirizzi teoretici <strong>della</strong><br />

ricerca storica, che portò alla valorizzazione <strong>della</strong> microstoria e del particolare, da cui partire<br />

per ricostruire il generale e la macrostoria, mentre l’affermarsi <strong>della</strong> pluridisciplinarietà<br />

portava a un fecondo dialogo tra le diverse scienze sociali e umanistiche, con positive<br />

ricadute sullo stesso insegnamento <strong>della</strong> storia <strong>nel</strong>le scuole primarie e secondarie, di<br />

cui sono prova i rinnovati programmi del 1979, del 1982 e di fine anni Ottanta (il progetto<br />

Brocca), che prevedevano uno spazio specifico per la storia locale, da proporre -<br />

questa, però, era un’indicazione valida per tutta la materia - in una corretta prospettiva<br />

pluridisciplinare, senza, peraltro, <strong>nel</strong> contempo preoccuparsi di dotare gli insegnanti di<br />

strumenti bibliografici ad hoc e lasciando, quindi, libero corso a operazioni editoriali spesso<br />

estemporanee e disorganiche. A tale esigenza, comunque, rispondono, per rimanere in<br />

ambito regionale e segnalare le migliori iniziative al riguardo, l’anticipatore progetto di<br />

Stelio Spadaro, che al principiare degli anni Ottanta come assessore alla cultura <strong>della</strong><br />

Provincia di Trieste varò una serie di monografie, indirizzate in primo luogo alla scuola,<br />

stampate dalla “Italo Svevo” e affidate a specialisti del settore - Elvio Guagnini, Silvana<br />

De Lugnani, Joze Pirjevec -, sulle diverse componenti culturali nazionali compresenti <strong>nel</strong><br />

capoluogo giuliano (italiana, tedesca e slovena), e tanto la monografia di Pietro Sarzana,<br />

Friuli <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>, uscita <strong>nel</strong> 1989 per i tipi <strong>della</strong> bresciana Scuola Editrice <strong>nel</strong>la specifica<br />

collana “Letteratura delle regioni d’Italia”, peraltro con un robusto impianto di storia<br />

culturale, quanto Istria. <strong>Storia</strong> di una regione di frontiera, che raccoglieva gli atti d’un<br />

corso d’aggiornamento per insegnanti promosso dall’Istituto Regionale per la cultura<br />

istriana, fiumana e dalmata (IRCI) e <strong>nel</strong> 1994 pubblicato dalla Morcelliana di Brescia,<br />

senza dimenticare il di poco successivo fascicolo monografico dei “Quaderni <strong>Giulia</strong>ni di<br />

storia”, semestrale <strong>della</strong> Deputazione di storia patria per la <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> (XIX, 2, 1998),<br />

significativamente intitolato Per la didattica <strong>della</strong> storia locale. Il caso di Trieste. Il recente<br />

e ponderoso Istria <strong>nel</strong> tempo. Manuale di storia regionale dell’Istria con cenni alla città<br />

di Fiume, curato da Egidio Ivetic per il Centro di ricerche storiche di Rovigno (2006), è, per<br />

il momento, l’ultima, riuscita iniziativa in tale senso, pensata espressamente per una<br />

destinazione scolastica - in questo caso per gli istituti educativi di lingua italiana <strong>nel</strong>le<br />

repubbliche di Slovenia e di Croazia, dove, per comprensibili ragioni, il problema è particolarmente<br />

vivo e sentito - e per un più largo pubblico di non esperti, qualificandosi come<br />

un riuscito tentativo d’opera consapevole delle molteplici identità istriane conviventi <strong>nel</strong><br />

medesimo spazio geografico, senza prevaricazioni di sorta di natura nazionalistica per un<br />

verso, ma attenta pure a rivendicare l’originalità e autoctonia di quella veneto-italiana,<br />

riuscendo, quindi, un testo d’indubbio valore civile, oltre che d’innegabile qualità scienti-

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