Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo
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nenti alla “razza ebraica” furono espulsi dalle scuole del Regno d’Italia, perdendo l’opportunità<br />
dello studio e del lavoro, mentre altre migliaia di persone furono espulse<br />
dalle forze armate, dalle attività commerciali, dagli enti pubblici e privati. Gli ebrei<br />
furono inoltre radiati da tutte le associazioni, come le società sportive,gli ordini professionali,<br />
i circoli ricreativi. La persecuzione nei loro confronti continuò obbligandoli<br />
al lavoro coatto: a Gorizia gli uomini dovettero lavorare preso la segheria Crocetti, a<br />
Salcano, mentre le donne dovevano confezionare divise militari. Nel 1943 si arrivò<br />
all’internamento e ai lavori forzati per tutti gli appartenenti alla razza ebraica e alla<br />
loro successiva deportazione nei lager tedeschi. Tutti coloro che avevano ottenuto la<br />
cittadinanza italiana dopo il gennaio 1919 furono costretti ad abbandonare l’Italia. A<br />
Gorizia quello che restava <strong>della</strong> piccola comunità, che vide anche cambiare il nome<br />
<strong>della</strong> via Ascoli, diventata via Tunisi perché il regime fascista non consentiva che ci<br />
fossero vie intitolate ad ebrei, fu spazzata via il 23 novembre 1943, quando vennero<br />
arrestate e deportate ad Auschwitz le 78 persone che ancora si trovavano in città,<br />
tra i quali Elda, sorella di Michelstaedter, ed Emma Luzzatto, sua madre, che vi morirono.<br />
Solo due dei deportati fecero ritorno.<br />
Il secondo dopoguerra <strong>nel</strong>la <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>:<br />
le violenze dei partigiani di Tito, le foibe<br />
Dopo aver chiarito brevemente lo scenario internazionale, possiamo ritornare a quanto<br />
stava succedendo <strong>nel</strong>l’Isontino, a Trieste e in Istria.<br />
Nell’aprile del 1941 gli eserciti dell’Asse (Germania, Italia, Bulgaria e Ungheria) avevano<br />
invaso la Jugoslavia, assegnando la Croazia e parte <strong>della</strong> Slovenia, inclusa<br />
Lubiana, all’Italia. Il Partito comunista jugoslavo organizzò la lotta contro gli occupatori<br />
fin dal maggio del ’41: nacque la Resistenza jugoslava, che ebbe in seguito<br />
un’influenza fondamentale per lo sviluppo degli avvenimenti <strong>nel</strong> Friuli <strong>Venezia</strong><br />
<strong>Giulia</strong>. Le formazioni <strong>della</strong> Resistenza slovena e croata iniziarono a condurre la lotta<br />
armata sui monti e <strong>nel</strong>le valli dell’Istria e di quelle che per loro erano la Slavia Friulana<br />
(Valli del Natisone) o Veneta. Gruppi di antifascisti italiani presero contatto con alcune<br />
di queste formazioni slovene per concordare un’eventuale collaborazione contro il<br />
nazifascismo, ma le trattative si rivelarono difficili a causa delle rivendicazioni territoriali<br />
degli jugoslavi. Il Partito Comunista Italiano comunque si impegnò ad aiutare i<br />
combattenti sloveni e a fornire loro viveri, medicinali, armi, munizioni e informazioni,<br />
mentre il comando sloveno si impegnò a riunire i combattenti italiani, sparsi in diverse<br />
formazioni slave, in un unico reparto, comandato da italiani. Nacque così <strong>nel</strong><br />
marzo 1943 la prima formazione partigiana italiana, il “Distaccamento Garibaldi”,<br />
formato inizialmente da una ventina di uomini, che combattè <strong>nel</strong>le Valli del Natisone<br />
e sul Carso a fianco degli sloveni. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 venne<br />
costituita <strong>nel</strong> mese di dicembre la Divisione Italiana “Garibaldi”, che operò dal ’43 al