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Storia della Venezia Giulia - Associazione Giuliani nel Mondo

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La Preistoria<br />

Circa centomila anni fa, all’inizio del Paleolitico Medio, le condizioni climatiche e<br />

ambientali dell’Italia erano piuttosto diverse da quelle attuali: ininterrotte distese di<br />

boschi e di selve rendevano il clima umido e fresco, mentre forti nevicate sui monti<br />

assicuravano acque copiose ai fiumi. All’epoca si era in una fase di glaciazione, la<br />

quarta: i ghiacciai alpini erano molto più estesi e la nostra regione era ricoperta da<br />

tundra e vegetazione alpina, mentre l’Italia era collegata alla penisola balcanica quasi<br />

fino all’altezza <strong>della</strong> Puglia da terre emerse. Nell’Europa occidentale pascolavano<br />

grandi branchi di renne, a cui in quella orientale si affiancavano mammut e cavalli selvatici.<br />

Come per il resto dell’Europa, sappiamo ben poco delle origini e <strong>della</strong> vita dei più antichi<br />

abitatori dei territori dell’Isontino e <strong>della</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>, benché di loro ci restino<br />

numerose tracce archeologiche. Sappiamo comunque che la valle dell’Isonzo fu abitata<br />

fin dal Paleolitico Medio (circa 100.000 - 40.000 anni fa) quando l’Uomo di<br />

Neanderthal, che partendo dall’Africa aveva popolato quasi tutta l’Europa proprio<br />

durante l’ultima glaciazione, lasciò tracce <strong>della</strong> sua presenza anche <strong>nel</strong>le caverne <strong>della</strong><br />

valle del Vipacco. I ritrovamenti archeologici più consistenti risalgono però all’epoca<br />

del Neolitico (8.000-3.000 anni fa) e dell’età del bronzo (circa 3000-2000 a.C.),<br />

quando gli uomini, finita l’ultima grande glaciazione, dovettero adattarsi al nuovo<br />

ambiente. Il clima divenne più mite, le grandi mandrie di erbivori che avevano consentito<br />

la sopravvivenza dei cacciatori del Paleolitico durante il grande freddo si ridussero<br />

e perciò i vari gruppi umani, raggruppati in clan e tribù, abbandonarono la vita<br />

nomade e iniziarono a vivere nei primi villaggi,dedicandosi all’allevamento di animali<br />

e alla coltivazione <strong>della</strong> terra e inventando poi la ceramica e la tessitura.<br />

Nella nostra zona lo sviluppo <strong>della</strong> civiltà neolitica avvenne <strong>nel</strong> corso del sesto millennio<br />

a. C., nettamente più tardi rispetto all’area medio-orientale e mediterranea. La<br />

cultura neolitica giunse a noi dalla “mezzaluna fertile”, cioè la regione compresa tra i<br />

monti Zagros, a Est del Tigri, la Mesopotamia e i territori che si affacciano sul<br />

Mediterraneo. Ancora per altri quattromila anni però gli abitanti dell’Italia preistorica<br />

continuarono a vivere di caccia, pesca e pastorizia, a causa <strong>della</strong> scarsità delle aree<br />

pianeggianti, e pertanto la diffusione dell’allevamento e dell’agricoltura non comportò<br />

quegli sviluppi che aveva prodotto <strong>nel</strong>le civiltà medio-orientali. In quell’epoca <strong>nel</strong>le<br />

valli fluviali <strong>della</strong> Mesopotamia, dell’Egitto, dell’India e <strong>della</strong> Cina erano ormai nate le<br />

prime città e i Sumeri iniziavano ad utilizzare le prime forme di scrittura. Gli Egizi,<br />

dopo aver unificato intorno al 3.000 a.C. il Basso e l’Alto Egitto, iniziavano sotto i<br />

faraoni la loro storia millenaria e gli Ebrei, dopo aver lasciato l’Egitto intorno al 1300<br />

guidati da Mosè, erano ritornati in Palestina. Accanto a loro si era sviluppata la civiltà<br />

dei Fenici, caratterizzata da ricche e popolose città-stato come Biblo, Tiro e Sidone,<br />

abilmente governate da aristocrazie mercantili. Mentre Creta estendeva il suo dominio<br />

sul mare Mediterraneo arricchendosi grazie ai traffici marittimi e al commercio<br />

internazionale, <strong>nel</strong>la vicina Grecia erano scesi gli Ioni, gli Eoli e gli Achei, ed era fiori-<br />

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